mercoledì 27 luglio 2011

Dovunque il guardo giro

"Immenso, Dio, ti vedo": così suona il secondo settenario del distico che ci facevano recitare in Azione cattolica nel mitico tempo dell’innocenza ignara. Oggi questo titolo non si aspetta la spudorata bugia dell’immenso teologico, ma la dura evidenza del cosiddetto male, l’unica "immensità" di geografia universale, quanto di infinite forme e gradazioni: dalle guerre variamente truci alla corruzione dilagante, nel vasto mondo e nella ferace Italia multipolare.. Eppure, a ben pensarci, quel Dio potrebbe anche andare: non esiste, forse, una divinità degna di quel predicativo? Non è immenso Mammona, e proteiforme e ubiquo? E soprattutto, realissimo, e tangibile all’opposto dell’altro. A lui, dunque, dedichiamo il presente sfogo. Cominciando, magari, da quella sua maschera attivissima che muove le periodiche crisi finanziarie. E scatena le competenze (e qualche boria) dei tecnici del prosperoso campo.
Titola, il Corsera del 12 luglio, con puntuale sensazionalismo di circostanza: Tempesta sull’Italia, la politica si muove : pronti a nuove misure per difenderla. Attaccata anche la Spagna. Telefonata Berlusconi-Merkel Mercati in caduta libera, Milano perde quasi il 4%. Record negativo per i nostri titoli di Stato. Appello del Quirinale alla coesione. Prove di disgelo governo-opposizione sulla manovra" E per l’occasione si muove "in diretta", quel numero Uno, Ferruccio de Bortoli, con un editoriale di stringente chiarezza diagnostico-pedagogica, sotto un titolo perentorio, Ora più coraggio. L’incipit non potrebbe essere meno pietoso: "La manovra economica non c’è ancora, ma parte rilevante dei suoi ipotetici benefici è già stata bruciata. In un giorno. E’ questa l’amara sintesi di quello che è accaduto ieri sui mercati." Il tono suona vagamente (ma non tanto) e latamente accusatorio: vi siete messi a gingillarvi, signori di una sapienza politica di sognante sostanza, con i vostri inguaribili personalismi incapaci di sguardo lungo e previsioni terragne, ed eccovi, belli caldi e rampanti di probabili sviluppi, gli esiti delle vostre imprevidenze. Indi incomincia a nutrire di sostanza "cifrata" quei cupi esiti: "La differenza, lo spread fra il rendimento dei nostri Btp e il Bund è al record storico. I primi, sulla scadenza decennale, rendono il 5,7 per cento contro il 2,65 degli analoghi titoli tedeschi." Non sia mai, qualche lettore non ne cogliesse la tossica rilevanza, eccolo a spezzettare il pan de li angeli della conoscenza. Che però, non benevoli angeli, nello specifico, evoca, ma diavolacci sadicamente burloni. Ed ecco il pane:"Che cosa significa? Semplice: dobbiamo promettere di più, concedendo un premio maggiore al rischio, a chi ci presta i soldi." Non sarà, magari, una gemma di prosa, ma quanto a chiarezza non ha debiti. Attiriamo "compratori" dei nostri Buoni con la lusinga indotta dal santo Mercato, divinità suprema dell’indiscutibile liberismo, la religione del nostro tempo. La lectio magistralis secundum quid prosegue con numeri da brivido. "Il nostro debito, il 119 per cento del Pil, cioè superiore a quanto produciamo in beni e servizi ogni anno, va continuamente rifinanziato. La media mensile di emissioni lorde di titoli sfiora i 40 miliardi. Nel 2010 gli interessi pagati sul debito sono stati pari al 4,5 per cento del Pil, ovvero 70 miliardi, e oggi sono intorno al 5. Lo spread con i Bund era di 245 punti base venerdì, ieri ha toccato i 305. Tanto per dare un’idea: cento punti significano 3,2 miliardi di maggiori interessi per l’anno in corso e 6,4 per il prossimo." Segue un’accigliata interpretazione del fatto, con una reprimenda diretta contro i responsabili politici del disastro. E, se non siamo vittime della scotomica memoria senile, è la prima volta che l’evento si offre alla ribalta. "Quello che è accaduto rende ridicola e preoccupante la litania dei distinguo e delle promesse di togliere questo o quell’aspetto della manovra per compiacere fette di elettorato o clientele. E ancora più incomprensibile la decisione di rinviare alla prossima legislatura il taglio dei costi della politica e l’anacronistica difesa delle Province. La crisi dei mercati espone nella sua drammaticità tutta la perdita d’immagine di un esecutivo diviso da teatrali rivalità interne e indebolito dalle inchieste della magistratura". Alla buonora! Da qualche tempo non si leggevano sul Corriere parole di spoglia e dritta verità sputate (pardon, soffiate) in faccia ai troppi mestatori improvvisatori mezze cartucce e pompose auctoritates dei sacri testi della somma scienza zoppa o Economia che dir si voglia. I quali sdottoreggiano da pulpiti permalosi, amano, magari, e sfoggiano alla prima occasione, le dotte citazioni letterarie, ma sbagliano fino a dirti, ieri, che stiamo godendo una crociera sicura, e oggi che "siamo sul Titanic, dove", se incontriamo, l’Iceberg carogna,"neppure i viaggiatori della prima classe si salvano". Né la requisitoria direttoriale si ferma lì, placata; anzi, si scalda viepiù e aggiunge nuove scudisciate alla mega (e verrebbe voglia di scrivere megalitica) Manovra ammazza-deboli e salva-ricchi. Eccone un cenno: "Della manovra, e soprattutto dei suoi saldi, abbiamo capito poco in Italia, figuriamoci che cosa possono aver pensato gli osservatori internazionali, spesso preda di pregiudizi". Per esempio, "il pareggio di bilancio al 2014 è obiettivo importante", ma se l’iter che vi punta "appare incerto e contraddittorio è come dire ai mercati: noi ci crediamo poco, però voi, per favore, credeteci". Prendiamo la spesa pubblica: era al 48% del Pil nel 2001, è salita al 51 % nel 2010, difficile pensare che "sia più seriamente riducibile, come farebbe qualsiasi avveduta famiglia". Il che non impedisce che alla pars destruens delle sonore critiche (tra le quali trilla questa campanella "Prendersela con la speculazione internazionale non serve a nulla") segua una pars construens, di consigli e suggerimenti (anche se un po’generici):"Si approvi velocemente la manovra con una discussione aperta e concreta. Maggioranza e opposizione si ritrovino, una volta tanto, sulla linea della responsabilità tracciata da Napolitano che ha sollecitato Pd, Udc e Idv a concordare e limitare gli emendamenti: una svolta positiva. Si pensi al Paese, non ai voti". Moneta unica in crisi. L’Eurogruppo
Tanta convergenza ha prodotto il miracolo elogiato dal Presidente, la sveltezza. E’ molto? E’ poco? Ai posteri l’ardua sentenza! (anche sulla passione selenica dei loro esperti autori). Né il facondo De Bortoli si quieta a tanta didattica, aggiunge altri stimoli (autorevolmente "firmati"). "Il governo valuti anche la possibilità di anticipare il pareggio di bilancio", come propongono due esperti del Sole 24 ore. E "dia un segnale più forte sulla crescita". Come? Le idee non mancano, anzi "sono molte. Alcuni esempi: raggruppare tutti gli incentivi alle aziende in un fondo dedicato al finanziamento delle nuove imprese, soprattutto giovanili; abbattere con più coraggio la burocrazia; semplificare di colpo le procedure amministrative; costringere le società concessionarie (autostrade e aeroporti) a sbloccare investimenti già decisi; utilizzare meglio i fondi europei". Saltando altri pungoli, andiamo alla conclusione: "Se siamo seri non dobbiamo temere nulla, ha detto nei giorni scorsi Napolitano rivolgendosi ai palazzi della politica. Purtroppo finora non lo siamo stati. E i mercati ce la fanno pagare".
Un’ondata di ottimismo allaga i giornali del giorno dopo, e il Corsera tripudia, la sua parte: Tregua sui mercati, manovra lampo La Borsa torna su. Bene l’asta dei bot. La Bce interviene acquistando titoli italiani, si riduce il differenziale con quelli tedeschi. Accordo Tremonti-opposizioni su tempi e alcune modifiche. "Voto entro venerdì" Valore: 65 miliardi. Le novità sulle pensioni, tagli a deduzioni e detrazioni Gli editoriali meno pessimisti non condividono, tuttavia, questo sussulto di speranze "esposte" fino alla certezza scaramantica, e taluni, devoti di santa Chiara e Napule, scoprono in questa manovra fiscale non più di Una fiaccola nel buio (Massimo Franco sul Corsera). Vedervi di più no, non si può: le ragioni della critica alla maggioranza e al governo sono tutte in vetrina. Passi, un elogio all’opposizione, perché risponde all’appello del presidente Napolitano per una manovra rapida al di là del legittimo dissenso. Ma a prevalere nettamente sono le critiche: allo stucchevole ottimismo del premier e dei suoi tirapiedi, intenti, "a dipingere una situazione più rosea di quanto fosse"; alla Lega che, "archiviando tre anni di moderazione, è tentata di nuovo da una velleitaria autarchia padana, in politica estera come in economia"; all’opposizione, "incapace, almeno fino a ieri, di analizzare i problemi prescindendo da Berlusconi". Né mancano i soliti devoti della religione liberista che salmodiano fin dai titoli, Privatizzazioni,la ricchezza segreta. Così, liscio e perentorio. A dispetto delle molte smentite della realtà, speculazioni comprese (giusto come accade nelle religioni in senso stretto). E pazienza se le immancabili crisi periodiche, come la presente, scaricano sui deboli il maggior peso delle "manovre": rivalutazione a perdere delle pensioni, aumento dell’imposta di bollo sui titoli del risparmio, ticket sanitari nuovi di zecca o ingrassati se già presenti; e via celebrando.
Il Corsera del 15 dà i seguenti numeri sulle carezze della supermanovra: Costo di mille euro a famiglia […]Tagli alle agevolazioni fiscali: dagli asili ai mutui Sullo stesso giornale, Alesina e Giavazzi ammoniscono contro eventuali euforie da "problema risolto", elencando e illustrando le difficoltà ancora in campo e suscettibili di peggiorare: Non coltiviamo troppe illusioni. La manovra da sola non basta E si prevedono nuovi sacrifici sparsi a pioggia su ricchi e poveri. Mentre continua lo scandalo dei costi della Casta e, in generale, dei superstipendi. E siccome ci capita tra le mani un Corriere Economia un po’ stagionato ma sempre attuale (del 9 maggio) ne utilizziamo le news per un caso non dei maggiori: Borsa 144 mila euro per consigliere. E’ la media delle retribuzioni dei membri non esecutivi dei Cda nelle sette principali società di Piazza Affari. I più pagati sono in Intesa Sanpaolo, la più austera è Fiat. Il testo mostra un…mostro da brividi. Eccolo: "Certo, sono cifre ben distanti dai 2,3 milioni di emolumenti per la carica girati nel 2010 a Cesare Geronzi, ex presidente del Leone di Trieste,o dai 4,42 milioni di Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, che è anche consigliere di Generali (altri 193 mila euro); o dei 3,8 milioni di Passera e dagli 8,7 milioni di Luca di Montezemolo (Ferrari compresa)." E vi pare che manchino difensori convinti di queste cifre e regole di valutazione della bravura gestionale (compresa le botte di culo delle contingenze favorevoli)? Eccone uno, di taglio accademico, che non arrossisce a dichiarare, serafico e convinto: "Non sono retribuzioni scandalose, considerato che i consiglieri hanno responsabilità civili e penali" Così, Stefano Caselli, "docente di Economia degli intermediari finanziari in Bocconi". Intanto la corruzione, culto particolarmente diffuso e incisivo di mammona, torna a dilagare con "discreta" (e non assoluta come pare ai Polito di turno) imparzialità tra gli schieramenti politici. Argomento possibile (se la nausea non ci avrà immobilizzati gesti e parole) per un altro sfogo (tanto incisivo, peraltro, quanto la puntura di una formica).
Napolitano sui tempi: un miracolo.
Pasquale Licciardello
Questo frammento di un titolo ormai stagionato suona strano di fronte al marasma che affligge i piccoli e tutti gli indifesi del monstrum chiamato società civile:un miracolo, la pura e semplice rapidità della decisione senatoriale sulla manovra? Una qualità che non ne riscatta certo la pesantezza sadica (e, chissà, forse imprudente: "l’avvenire è in grembo a Giove") E’ da escludere un sottile sottinteso ironico? Anzi, di un’ironia magari celata, ma anche accorata? Il nostro stimato Presidente è capace.dell’una e dell’altra emozione.

martedì 26 luglio 2011

Dove l'ho sentita 2? borghezio.

"Molte sue (Si riferisce a Breivik il pazzo assassino Norvegese. n.d.r) idee sono buone, alcune ottime. E' per colpa dell'invasione degli immigrati se poi sono sfociate nella violenza." Mario Borghezio avvocato e politico italiano, europarlamentare militante nella Lega Nord. Laureato in giurisprudenza, esponente della Lega Nord, è stato consigliere comunale di Torino, deputato alla Camera dal 1992 al 2001, sottosegretario alla Giustizia nel 1994 durante il primo governo Berlusconi.
È stato anche Presidente del cosiddetto "Governo della Padania" dal 1999 al 2004 (da Wikipedia).

lunedì 25 luglio 2011

Dove l'ho sentita?

Breivik il pazzo. Ammazza 92 persone per una sua personale lotta contro l'islam, per il cristianesimo puro, contro l'immigrazione di popolazioni islamiche, contro tutti quelli che credono ad una società giusta e multietnica. Ma queste cose le ho già sentite e non dal pazzo Breivik....

lunedì 18 luglio 2011

Mini



Probabile minirimpasto del governo berlusconi: brunetta al ministero di Grazie e (in)Giustizia. Più mini di così....

lunedì 11 luglio 2011

Incitatus

Incitatus fu il cavallo che Caligola nominò senatore. Le cronache non riportano mai comportamenti meno che convenienti di Incitatus al senato romano: non fece mai le pernacchie, non alzò mai il dito medio nel segno di fott..., non diede mai dello stronzo a nessuno, non uso mai i vessilli romani al posto della carta igienica, non gridò mai "fora de ball" ai popoli della provincia romana. Insomma Incitatus, pur cavallo, si comportò con la dignità che il ruolo gli imponeva. Incitatus e bossi, hanno in comune il fatto di essere senatori del senato romano, nientr'altro!

giovedì 7 luglio 2011

Se lo dice lui.....

brunetta?: "cretino e scemo!" Chi lo dice? il sodale tremonti e se lo dice lui....
Se volete consolare il povero, piccolo, brunetta, che convola a nozze, non regalategli la collezione dei nani da giardino ma consultate la lista nozze che per comodità riportiamo:

54 Lampade: Brunetta e Titti chiedono lampade, piantane: si parte da un prezzo minimo di 200 euro per arrivare a 1000 euro per un pezzo in nichel, ottone e oro.
10 Tappeti: i tappeti dovranno essere in stile “vintage” formati da quadrati di stoffe diversi: il prezzo minimo è di 712 euro per una guida, mentre per un tappeto di 3 metri per 4 si arriva a 6000 euro. Attenzione allo sconto del 15%!
7 Tavoli: tavoli da pranzo e non per un prezzo che va dai 1000 euro ai 2000 euro.
Suppellettili
Sei fioriere, due cristalliere da 700 e 5000 euro, comò, librerie console, irrinunciabili capitelli e due testiere del letto matrimoniale dal valore di 700-1000 euro ciascuna.
Fiori: amanti della natura, hanno pensato anche al giardino richiedendo tre olivi da 4500 euro, 2 palme da 2000 euro a pezzo, 4 melograni da 800 euro l’uno, 30 lavandule, 30 rosmarini, 200 lauri, 20 buxus a palla. E poi un ciliegio, un mandorlo, un susino un fico di cui però non viene dato il prezzo.

L'asino dei peones

La notizia ha dell'incredibile ma, vi assicuro, è vera: domenico scilipoti, il salvatore della patria, il medico taumaturgo, l'uomo tuttodunp(r)ezzo, ha scritto un libro, pubblicato, indovinate un po'?, da mondadori. Si aspetta la versione tradotta in italiano.

mercoledì 6 luglio 2011

dooH niboR

Come un Robin Hood al contrario. Il governo berlusconi ruba ai poveri per dare ai ricchi. Un esempio? Pensate di investire, a partire dal 2013, 1000 euro in bot, con la nuova tassa sul bollo titoli, a fine anno, calcolato un tasso di interesse del 2,5% sui titoli, vi ritrovereste 872 euro (dei mille iniziali) con un tasso negativo di -12,81%. Se invece avete investito 100 milioni di euro, alle stesse condizioni, avrete guadagnato 2.187.000 euro, mica male!


Si fa presto a dire democrazia

Stiamo per dare spazio a uno sfogo personale, un argomento (o tentazione che dir si voglia) di sicuro dileggio per (del resto improbabili) “lettori di vita”. Cioè, di quella sconfinata platea antropologica particolarmente vasta nella nostra stupenda Italia, di navigati, di persone che sanno “come va il mondo”, che non si stupiscono di nulla perché il mondo è sempre andato avanti così. Così, come? Ma che domanda, lettoruccio di smarrita minoranza superstite! Eccoti il come: con inganni, imbrogli, furberie, violenze di rabbia privata e di congreghe mafiose, di strutturate lobby e di segnalatori e segnalati per posti e carriere. Così il mondo antropico, dicono, è sempre andato avanti, e non c’è barba di controllo legale impersonato in tecnici di specchiata onestà e sapienza specifica che abbia potuto estirpare l’ubertosa foresta di piante carnivore in sembianze di morfologia bipede. E quindi, che scrivi a fare? Quali proteste pensi di inventare, quale esito pragmatico te ne proponi o candidamente sogni? Confessiamo: niente, nessun esito, potrei giurarlo se ne valesse la pena, se il giuramento (tanto sputtanato in basso e in alto loco) conservasse ancora uno spicchio d'innocenza spendibile in un, sia pur parziale, riscatto dall’inquinamento dilagante nella nostra società pluri-malata. "Niente" è risposta incautamente battezzata nel ridicolo? E sia come che sia: il preambolo s’è slargato abbastanza e i miei tre lettori fremono d’impazienza nell’attesa delle possibili novità, di sostanza o di stile, che si aspettano da me (bontà loro).
         Libertà, quanti delitti in tuo nome! L’antica voce di nobile protesta si è riascoltata infinite volte nella funesta carneficina non-stop chiamata storia. Definizione esagerata? Ma c’è stato mai, nell’indolenza superveloce del pianeta che ci fa nascere e morire con divina indifferenza, un solo minuto privo e vuoto di uccisioni più o meno rabescate di ingegnose torture, non importa di quale finalità e giustificazione? Ma non è di questo genere di estremismo liquidatorio (per millenni motivato dalla scoperta pratica antropofagica poi drappezzata in sonore maiuscole battezzate ideologia e filosofia) che intendiamo occuparci, sì di una pratica criminale che altrove, in un accenno laterale, abbiamo definito degli “uccisori lenti”. Chi sono? Presto detto: sono i corrotti. Di ogni statura e impostura, ma superlativamente, quelli che ingoiano bocconi a rischio di strozzatura. Il nesso con l’omicidio non si vede? Verissimo: la vita convenzionale non lo vede, miniaturizzato com’è, o coperto da legittimazioni speciose. Ma non ci vuole tanto a mettere una lente d’ingrandimento davanti all’occhio pigro della mente. O tirare via i drappi camuffanti. I grandi corrotti e corruttori manipolano milioni e miliardi (in euro), i più modesti, di gola o di coraggio, si contentano di quote meno scampananti. Questo denaro sfugge, in tutto o in parte, al controllo dello Stato, manca al fisco. Tale lacuna viene colmata da quel Leviathan hobbesiano che è lo Stato (non sempre forte con i grossi barracuda e spesso maramaldo con i deboli) infierendo su chi non può sfuggire alle fauci dell’orco tassatore: i milioni e milioni di infelici impotenti, pubblici impiegati e paria pensionati, che abbiamo la “trattenuta alla fonte”. È vero che fra questi impotenti ci sono anche fior di felici con pingui stipendi e pensioni e redditi finanziari, ma non è questa brava gente dall’ingordigia bulimica a muovere i nostri tasti verso il rispetto. Questi super manager di imprese private o di pubbliche agenzie di varia funzionalità e fantasia, per quali e quanti prelievi fiscali subiscano non sono che una componente del male radicale che stiamo “celebrando”.
         Fin qui ripetiamo cose già dette in altre parole accenti e sentimenti: oggi vogliamo esprimere, invece, la sorpresa (e sia pure relativa) per la vastità estensione e localizzazione totalitaria della peste corruzione. A sfogliare quotidiani o rivedere servizi in tv e in rete si constata che sono pochi i giorni dell’anno in cui non venga scoperto un nuovo corruttore supercorrotto. Il signor Bisignani e i suoi complici attivi e passivi sono soltanto il provvisorio ultimo caso della sterminata serie-rete che attossica la pretenziosa democrazia italiana, con nomi illustri, personaggi importanti, soprattutto mai sospettati perché giudicati insospettabili. Sorpresa, perfino incredulità, quando scoppia un nuovo affaire, e salta fuori un altro nome di peso sociale o istituzionale. Sorprende, poi, come questi precettori del malaffare rispondano a tanti nomi largamente circolanti nella malatissima politica italiana. Ma la sorpresa dura poco: basta, a spegnerla, un minuetto con la memoria recente e remota. Ed ecco salire alla ribalta nomi di uomini e donne, e più di queste, in certi casi, che di quelli. Sono personaggi che hanno avuto bisogno di un Bisignani o altro ed equivalente consigliere-protettore occulto per “arrivare” e contare. Il moltiplicarsi del numero degli scoperti (benedette intercettzioni!) fa perfino sospettare che, almeno nell’ambito dell’attuale sbracata                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  maggioranza arlecchina, quasi nessuno sfugga alla “raccomandazione assistita”, specialmente in ambito “bel sesso”. Ma anche di là dalla politica non c’è campo di azione dove girano miliardi che non sia stato ferito dalla peste corruttiva: calcio, in primis: di ogni livello, ma, con elezione ovvia, della massima serie, con annesso mondo delle scommesse, diretto motore della corruttela più spudorata e miliardaria. Corse, poi, ciclistiche, e motociclistiche, automobilistiche e nautiche. Con varia casistica. Ma resta la politica la zona operativa dove la cancrena corruttiva divora maggiormente l’innocenza della società civile. Non senza (bisogna aggiungere) il supporto di certo spudorato giornalismo ruffiano, cartaceo e televisivo, inquinato dal foraggio di un padrone industriale o (e soprattutto) di un patronato politico di ramificata esuberanza faccendiera.        Un aspetto lugubremente disgustoso del contesto evasione fiscale-repressione è la ferocia esercitata dalle agenzie di contrasto, Equitalia in testa, contro i piccoli evasori, i poveri cristi e maddalene, così spesso colpevoli soltanto di ignoranza o insolvibilità materiale o, ancora, vittime di errori commessi da impiegati e dirigenti “distratti”. Si arriva al pignoramento delle modeste dimore, al taglio di pensioni già misere e miserrime. And so on, a gloria della crudeltà e a dileggio della troppo cantata e sventolata democrazia, ben poco onorata nell’azione professionale di individui e collettività istituzionali. Una puntata del format tv Mi manda Rai Tre si è occupata, non molto tempo fa, dell’argomento: vi abbiamo visto piangere vecchiette e vecchi con pensioni tra i 500 e i 250 euro mensili, condannati a rimborsare somme incredibili percepite indebitamente (dicevano i lupi del controllo) per errori dell’ente erogatore, cioè dei suoi dipendenti. La cosa era tanto triste che il conduttore decise un minuto di silenzio in omaggio a queste vittime di un sadismo cieco e bastardo, anch’esso colorato di democrazia. E resta tanto grave che si è cercato, tra maggio e giugno, di cancellare gli aspetti più odiosi di questo diritto-scandalo che è il fisco italiano. Che paghino i lupeschi evasori, che si contrastino i paradisi fiscali, che si raffinino tecniche e impegni contro questi tirannosauri dei poveri e dei semipoveri: tutto bene. Ma cancellare debiti dovuti a errori degli erogatori, impinguare le pensioni-vergogna fino alla garanzia di un’esistenza magari povera, ma che sia anche dignitosa: tutto questo sarebbe assai meglio di un rigore cieco, e pertanto sadico. Sarebbe, cioè, degno di una democrazia di fatti e non di sole parole e turni elettorali.
         Ma gustiamoci, a conclusione, qualche scampolo di citazioni testuali divertenti. Ecco Luigi Bisignani che gioca la carta della diminutio  davanti al magistrato: “Io sono una persona perbene, do solo consigli”. Consigli tanto robusti da decidere la sorte di politici e manager pubblici e privati. Ma il maneggione non rinuncia al suo understatement: purtroppo, svestito dalle sue testuali dichiarazioni catturate dalle registrazioni. Proponiamo  alcuni pareri (raramente sballati, e forse quasi mai) su personaggi pubblici. Ecco il Michele Santoro in versione Bisignani: “Santoro è il più grande regalo che Berlusconi ha perché ogni volta non sposta niente, anzi. E’ un errore clamoroso mandarlo via”. Aveva torto? Non sbaglia neanche su Masi, ex direttore generale della Rai: “A Berlusconi l’ho detto: presidente fa un errore a mettere Masi, Competente nelle istituzioni, sapevo che lì avrebbe fatto un disastro”. Previsione avverata. Un signor Papa sogna i nobili banchi di Montecitorio e chiede a don Luigi di parlare a chi di dovere. Bisignani alza il telefono: “Io parlai con Verdini. Lui, come tutti, mi disse che avvocati e magistrati ben vengano”. Detto, fatto. L’inchiesta su Bisignani nasce quando un imprenditore di sistemi frenanti, socio dello stesso Bisignani, decide di denunciare l’a.d. di Trenitalia Mauro Moretti che non lo fa lavorare, ma viene bloccato da Alfonso Papa, ormai deputato del Pdl, “che in questo modo voleva acquisire meriti con il manager.” Moretti “è accusato di corruzione, concussione ed estorsione” dai pm Woodcock e Curcio, che ne chiedono l’arresto alla Camera. Bisignani e Papa sono anche sospettati di far parte di un gruppo di potere occulto”, una nuova P2, a cui, però, dopo la replica targata P3, tocca il numero 4. Gruppo, ovviamente, “diretto a interferire sull’esercizio di funzioni di organi costituzionali, amministrazioni ed enti pubblici” In violazione della legge del 1982 (diretta filiazione dello scandalo “Loggia P2”) che vieta le associazioni segrete. Come in cento casi simili, il solito Berlù, premier per grazia dei soliti “pargoli” poco evangelici e molto avidi, dichiara: “è un’indagine sul nulla”. Mentre il Corsera (18 giugno) dedica al caso un’intera pagina densa di dati, nomi, grafici e quant’altro.
L’intreccio criminale ruotante sull’asse Bisignani è tanto folto da escludere ogni velleità di completezza da questa “testimonianza”. Altri argomenti premono: di prevalente peso e attualità, come l’evento Tav nel folto dei suoi diversi aspetti e implicazioni. Tra quelli e queste spicca l’ostilità della Val di Susa al magno business straccia-natura: quei valligiani difendono l’ambiente dall’ingordigia cieca che bada soltanto alla carne di Mammona. Tra i contestatori, come in altre occasioni altrettanto “pesanti”, si sono inseriti i cosiddetti black bloc, nemici della globalizzazione e difensori dell’ambiente, ma per i giornali “dabbene”, che li assimilano a delinquenti tout court, sono soltanto dei violenti fuori della storia e del progresso. Un titolone del Corsera (4 luglio) suona la campana moderata di sempre: Assalto alla Tav, 188 agenti feriti. I black bloc contro il cantiere. Napolitano: violenza eversiva. E via su questo tono. Il presupposto tacito e ovvio è il solito: violenza è soltanto la reazione dei contestatori, dei nemici dello scempio, che tirano sassi e resistono agli agenti inviati a bloccarne gli ardori. Sintomatico, fino all’ingenuità autolesionista, quel panciuto numero di agenti feriti, e nessun manifestante leso fosse pure di un’unghia. Non vale che me li segnali il testo quando si sbandiera quel numerone magnetico. Napolitano definisce violenza eversiva la protesta, e va bene così: il ruolo ha certi costi. Ai quali non è sottoposto, però, un Bersani, che avrebbe potuto sfumare e circostanziare la sua frettolosa condanna. Quanto alle “polemiche nella sinistra radicale”, uomini siamo, non dèi. E per quanto ci riguarda, stiamo con Grillo, che promuove a eroi quei generosi contestatori di una bastarda concezione dell’esistenza umana.         Questa sorta di pandemia che fa strage di quegli stessi valori che le democrazie vanno celebrando nei sermoni politici,  cavandosela, nei fatti, con fettine di welfare più o meno vicine alla disperazione. E sia detto con memoria delle differenze fra nazione e nazione, in Europa e nel vasto Occidente dogmaticamente liberista e globalizzato, tutto mercato e concorrenza, crescita e pil, agenzie di rating  ed equilibrismi destinati a colpire le prede più facili, operai, pensionati (come sta accadendo in questi giorni), mentre l’immoralità più spudorata continua a elargire milioni a categorie blindate nel privilegio, il tutto secondo “regole” inventate dagli stessi privilegiati. E poi i violenti sono i black bloc.
         Pasquale  Licciardello

domenica 3 luglio 2011

Immigrati a spezzatino

Per contrastare un flusso migratorio dalla Slovenia i leghisti duri, puri ma anche un po' coglioni, hanno pensato bene di mangiarli gli immigrati: a spezzatino e alla brace nei banchetti della festa del "popolo" padano. La storia. I valligiani del nord da tempo hanno mangiato gli orsi, de gustibus..., ne hanno mangiato tanti che l'orso è scomparso dalle valli e dai monti padani. I danni che questa dieta ha causato alla intelligenza del nobile popolo sono sotto gli occhi di tutti, basta assistere ad un convegno della lega: uomini che si ornano di corna (anche metaforiche?), tiro alla fune rotta, ampolle con le acque putride del Po utilizzate per battezzare e catechizzare i convenuti, etc, etc. Un progetto europeo ha permesso la reintroduzione degli orsi, cosa che non è mai piaciuta ai leghisti duri, puri e anche un po' coglioni che paventano una concorrenza elettorale della comunità urside, cosa probabile visto che, dopo accurata misura, il livello di intelligenza degli orsi è risultato di gran lunga più elevato di quello di bossi junior, non a caso detto il trota (e gli orsi si sbafano le trote!). Dunque...Come risolvere il problema si saranno detti i leghisti duri, puri e....:semplice! Mangiamoci gli orsi che, per sovrapprezzo, sono anche immigrati provenendo dalla Slovenia. Sul più bello però arrivano i carabinieri, quei terrun dei carabinieri, che vietano il trucido banchetto. Gli orsi si sono vendicati con un pantagruelico pranzo di trote junior.