"Immenso, Dio, ti vedo": così suona il secondo settenario del distico che ci facevano recitare in Azione cattolica nel mitico tempo dell’innocenza ignara. Oggi questo titolo non si aspetta la spudorata bugia dell’immenso teologico, ma la dura evidenza del cosiddetto male, l’unica "immensità" di geografia universale, quanto di infinite forme e gradazioni: dalle guerre variamente truci alla corruzione dilagante, nel vasto mondo e nella ferace Italia multipolare.. Eppure, a ben pensarci, quel Dio potrebbe anche andare: non esiste, forse, una divinità degna di quel predicativo? Non è immenso Mammona, e proteiforme e ubiquo? E soprattutto, realissimo, e tangibile all’opposto dell’altro. A lui, dunque, dedichiamo il presente sfogo. Cominciando, magari, da quella sua maschera attivissima che muove le periodiche crisi finanziarie. E scatena le competenze (e qualche boria) dei tecnici del prosperoso campo.
Titola, il Corsera del 12 luglio, con puntuale sensazionalismo di circostanza: Tempesta sull’Italia, la politica si muove : pronti a nuove misure per difenderla. Attaccata anche la Spagna. Telefonata Berlusconi-Merkel Mercati in caduta libera, Milano perde quasi il 4%. Record negativo per i nostri titoli di Stato. Appello del Quirinale alla coesione. Prove di disgelo governo-opposizione sulla manovra" E per l’occasione si muove "in diretta", quel numero Uno, Ferruccio de Bortoli, con un editoriale di stringente chiarezza diagnostico-pedagogica, sotto un titolo perentorio, Ora più coraggio. L’incipit non potrebbe essere meno pietoso: "La manovra economica non c’è ancora, ma parte rilevante dei suoi ipotetici benefici è già stata bruciata. In un giorno. E’ questa l’amara sintesi di quello che è accaduto ieri sui mercati." Il tono suona vagamente (ma non tanto) e latamente accusatorio: vi siete messi a gingillarvi, signori di una sapienza politica di sognante sostanza, con i vostri inguaribili personalismi incapaci di sguardo lungo e previsioni terragne, ed eccovi, belli caldi e rampanti di probabili sviluppi, gli esiti delle vostre imprevidenze. Indi incomincia a nutrire di sostanza "cifrata" quei cupi esiti: "La differenza, lo spread fra il rendimento dei nostri Btp e il Bund è al record storico. I primi, sulla scadenza decennale, rendono il 5,7 per cento contro il 2,65 degli analoghi titoli tedeschi." Non sia mai, qualche lettore non ne cogliesse la tossica rilevanza, eccolo a spezzettare il pan de li angeli della conoscenza. Che però, non benevoli angeli, nello specifico, evoca, ma diavolacci sadicamente burloni. Ed ecco il pane:"Che cosa significa? Semplice: dobbiamo promettere di più, concedendo un premio maggiore al rischio, a chi ci presta i soldi." Non sarà, magari, una gemma di prosa, ma quanto a chiarezza non ha debiti. Attiriamo "compratori" dei nostri Buoni con la lusinga indotta dal santo Mercato, divinità suprema dell’indiscutibile liberismo, la religione del nostro tempo. La lectio magistralis secundum quid prosegue con numeri da brivido. "Il nostro debito, il 119 per cento del Pil, cioè superiore a quanto produciamo in beni e servizi ogni anno, va continuamente rifinanziato. La media mensile di emissioni lorde di titoli sfiora i 40 miliardi. Nel 2010 gli interessi pagati sul debito sono stati pari al 4,5 per cento del Pil, ovvero 70 miliardi, e oggi sono intorno al 5. Lo spread con i Bund era di 245 punti base venerdì, ieri ha toccato i 305. Tanto per dare un’idea: cento punti significano 3,2 miliardi di maggiori interessi per l’anno in corso e 6,4 per il prossimo." Segue un’accigliata interpretazione del fatto, con una reprimenda diretta contro i responsabili politici del disastro. E, se non siamo vittime della scotomica memoria senile, è la prima volta che l’evento si offre alla ribalta. "Quello che è accaduto rende ridicola e preoccupante la litania dei distinguo e delle promesse di togliere questo o quell’aspetto della manovra per compiacere fette di elettorato o clientele. E ancora più incomprensibile la decisione di rinviare alla prossima legislatura il taglio dei costi della politica e l’anacronistica difesa delle Province. La crisi dei mercati espone nella sua drammaticità tutta la perdita d’immagine di un esecutivo diviso da teatrali rivalità interne e indebolito dalle inchieste della magistratura". Alla buonora! Da qualche tempo non si leggevano sul Corriere parole di spoglia e dritta verità sputate (pardon, soffiate) in faccia ai troppi mestatori improvvisatori mezze cartucce e pompose auctoritates dei sacri testi della somma scienza zoppa o Economia che dir si voglia. I quali sdottoreggiano da pulpiti permalosi, amano, magari, e sfoggiano alla prima occasione, le dotte citazioni letterarie, ma sbagliano fino a dirti, ieri, che stiamo godendo una crociera sicura, e oggi che "siamo sul Titanic, dove", se incontriamo, l’Iceberg carogna,"neppure i viaggiatori della prima classe si salvano". Né la requisitoria direttoriale si ferma lì, placata; anzi, si scalda viepiù e aggiunge nuove scudisciate alla mega (e verrebbe voglia di scrivere megalitica) Manovra ammazza-deboli e salva-ricchi. Eccone un cenno: "Della manovra, e soprattutto dei suoi saldi, abbiamo capito poco in Italia, figuriamoci che cosa possono aver pensato gli osservatori internazionali, spesso preda di pregiudizi". Per esempio, "il pareggio di bilancio al 2014 è obiettivo importante", ma se l’iter che vi punta "appare incerto e contraddittorio è come dire ai mercati: noi ci crediamo poco, però voi, per favore, credeteci". Prendiamo la spesa pubblica: era al 48% del Pil nel 2001, è salita al 51 % nel 2010, difficile pensare che "sia più seriamente riducibile, come farebbe qualsiasi avveduta famiglia". Il che non impedisce che alla pars destruens delle sonore critiche (tra le quali trilla questa campanella "Prendersela con la speculazione internazionale non serve a nulla") segua una pars construens, di consigli e suggerimenti (anche se un po’generici):"Si approvi velocemente la manovra con una discussione aperta e concreta. Maggioranza e opposizione si ritrovino, una volta tanto, sulla linea della responsabilità tracciata da Napolitano che ha sollecitato Pd, Udc e Idv a concordare e limitare gli emendamenti: una svolta positiva. Si pensi al Paese, non ai voti". Moneta unica in crisi. L’Eurogruppo
Tanta convergenza ha prodotto il miracolo elogiato dal Presidente, la sveltezza. E’ molto? E’ poco? Ai posteri l’ardua sentenza! (anche sulla passione selenica dei loro esperti autori). Né il facondo De Bortoli si quieta a tanta didattica, aggiunge altri stimoli (autorevolmente "firmati"). "Il governo valuti anche la possibilità di anticipare il pareggio di bilancio", come propongono due esperti del Sole 24 ore. E "dia un segnale più forte sulla crescita". Come? Le idee non mancano, anzi "sono molte. Alcuni esempi: raggruppare tutti gli incentivi alle aziende in un fondo dedicato al finanziamento delle nuove imprese, soprattutto giovanili; abbattere con più coraggio la burocrazia; semplificare di colpo le procedure amministrative; costringere le società concessionarie (autostrade e aeroporti) a sbloccare investimenti già decisi; utilizzare meglio i fondi europei". Saltando altri pungoli, andiamo alla conclusione: "Se siamo seri non dobbiamo temere nulla, ha detto nei giorni scorsi Napolitano rivolgendosi ai palazzi della politica. Purtroppo finora non lo siamo stati. E i mercati ce la fanno pagare".
Un’ondata di ottimismo allaga i giornali del giorno dopo, e il Corsera tripudia, la sua parte: Tregua sui mercati, manovra lampo La Borsa torna su. Bene l’asta dei bot. La Bce interviene acquistando titoli italiani, si riduce il differenziale con quelli tedeschi. Accordo Tremonti-opposizioni su tempi e alcune modifiche. "Voto entro venerdì" Valore: 65 miliardi. Le novità sulle pensioni, tagli a deduzioni e detrazioni Gli editoriali meno pessimisti non condividono, tuttavia, questo sussulto di speranze "esposte" fino alla certezza scaramantica, e taluni, devoti di santa Chiara e Napule, scoprono in questa manovra fiscale non più di Una fiaccola nel buio (Massimo Franco sul Corsera). Vedervi di più no, non si può: le ragioni della critica alla maggioranza e al governo sono tutte in vetrina. Passi, un elogio all’opposizione, perché risponde all’appello del presidente Napolitano per una manovra rapida al di là del legittimo dissenso. Ma a prevalere nettamente sono le critiche: allo stucchevole ottimismo del premier e dei suoi tirapiedi, intenti, "a dipingere una situazione più rosea di quanto fosse"; alla Lega che, "archiviando tre anni di moderazione, è tentata di nuovo da una velleitaria autarchia padana, in politica estera come in economia"; all’opposizione, "incapace, almeno fino a ieri, di analizzare i problemi prescindendo da Berlusconi". Né mancano i soliti devoti della religione liberista che salmodiano fin dai titoli, Privatizzazioni,la ricchezza segreta. Così, liscio e perentorio. A dispetto delle molte smentite della realtà, speculazioni comprese (giusto come accade nelle religioni in senso stretto). E pazienza se le immancabili crisi periodiche, come la presente, scaricano sui deboli il maggior peso delle "manovre": rivalutazione a perdere delle pensioni, aumento dell’imposta di bollo sui titoli del risparmio, ticket sanitari nuovi di zecca o ingrassati se già presenti; e via celebrando.
Il Corsera del 15 dà i seguenti numeri sulle carezze della supermanovra: Costo di mille euro a famiglia […]Tagli alle agevolazioni fiscali: dagli asili ai mutui Sullo stesso giornale, Alesina e Giavazzi ammoniscono contro eventuali euforie da "problema risolto", elencando e illustrando le difficoltà ancora in campo e suscettibili di peggiorare: Non coltiviamo troppe illusioni. La manovra da sola non basta E si prevedono nuovi sacrifici sparsi a pioggia su ricchi e poveri. Mentre continua lo scandalo dei costi della Casta e, in generale, dei superstipendi. E siccome ci capita tra le mani un Corriere Economia un po’ stagionato ma sempre attuale (del 9 maggio) ne utilizziamo le news per un caso non dei maggiori: Borsa 144 mila euro per consigliere. E’ la media delle retribuzioni dei membri non esecutivi dei Cda nelle sette principali società di Piazza Affari. I più pagati sono in Intesa Sanpaolo, la più austera è Fiat. Il testo mostra un…mostro da brividi. Eccolo: "Certo, sono cifre ben distanti dai 2,3 milioni di emolumenti per la carica girati nel 2010 a Cesare Geronzi, ex presidente del Leone di Trieste,o dai 4,42 milioni di Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, che è anche consigliere di Generali (altri 193 mila euro); o dei 3,8 milioni di Passera e dagli 8,7 milioni di Luca di Montezemolo (Ferrari compresa)." E vi pare che manchino difensori convinti di queste cifre e regole di valutazione della bravura gestionale (compresa le botte di culo delle contingenze favorevoli)? Eccone uno, di taglio accademico, che non arrossisce a dichiarare, serafico e convinto: "Non sono retribuzioni scandalose, considerato che i consiglieri hanno responsabilità civili e penali" Così, Stefano Caselli, "docente di Economia degli intermediari finanziari in Bocconi". Intanto la corruzione, culto particolarmente diffuso e incisivo di mammona, torna a dilagare con "discreta" (e non assoluta come pare ai Polito di turno) imparzialità tra gli schieramenti politici. Argomento possibile (se la nausea non ci avrà immobilizzati gesti e parole) per un altro sfogo (tanto incisivo, peraltro, quanto la puntura di una formica).
Napolitano sui tempi: un miracolo.
Pasquale Licciardello
Questo frammento di un titolo ormai stagionato suona strano di fronte al marasma che affligge i piccoli e tutti gli indifesi del monstrum chiamato società civile:un miracolo, la pura e semplice rapidità della decisione senatoriale sulla manovra? Una qualità che non ne riscatta certo la pesantezza sadica (e, chissà, forse imprudente: "l’avvenire è in grembo a Giove") E’ da escludere un sottile sottinteso ironico? Anzi, di un’ironia magari celata, ma anche accorata? Il nostro stimato Presidente è capace.dell’una e dell’altra emozione.
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