lunedì 12 luglio 2010

A cena


Personaggi ed interpreti: un cardinale, segretario di stato vaticano, il presidente della Banca d'Italia, il primo ministro e la figlia, un banchiere, il segretario di un partito d'opposizione, tal casini (in tal caso non è giusto affermare omen nominem). Fa gli onori di casa un imenottero, tal vespa. Si festeggiano i cinquantanni di carriera del padrone di casa che si è autoproclamato giornalista facendo venire l'itterizia e i conati di vomito, se mai fosse possibile, a coloro che giornalisti lo furono davvero come Enzo Biagi. La location non è lo studio televisivo ma la casa del festeggiato che, però, non è sua ma concessa in generoso affitto dal cardinale (cazzo ma quante case ha il vaticano a Roma?). La trama. Tutti i convenuti devono convincere il casini che è finito il tempo delle monellerie e che è il momento di rientrare nei ranghi. A tal pro il cardinale racconta la parabola del Figliol Prodigo (Luca 15, 11-32). Ma il discolo discepolo recalcitra, fa i capricci. Sullo sfondo si sentono rutti, peti e bestemmie in dialetto padano (solo queste ultime in dialetto, si badi bene!). La torta è un modellino della casa di Cogne e i decori sono stati realizzati con i nei estirpati all'imenottero. Nella notte un'auto blu riporta il prelato in Vaticano. Missione compiuta? E no! Mica siam fessi. Ci vorranno almeno altre tre cene.
p.s. Scusate se mi ripeto. So che non c'entra niente ma il mio 8 per mille va alla chiesa Valdese.

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