mercoledì 9 giugno 2010

Querelle Di Pietrista


Complimenti al Corriere della sera che ha realizzato un insospettabile sogno: intrupparsi nel già pletorico battaglione dei denigratori di Antonio Di Pietro. Magari non con l'estremismo del perinde ac cadaver gesuitico, che è blasone del "piccolo mondo antico" arcoriano, ma pur sempre con la grintarella dei convinti. L'attacco sferrato da Marco Imarisio non consente altra "lettura": un elenco di (presunte) malefatte che ricalca lo sbandieramento del piccolo mondo sopra onorato. Toni pacati, o quasi, niente acuti da primadonna lirica, anzi con la pazienza di un pedagogo che si auguri il riscatto di un allievo svagato. Ma la sostanza è tutta presente nell'improponibile dossier des doléances.
E che succede? Giusto quello che ogni giudizio onesto sull'ex pm si aspetta: Di Pietro si mobilita come l'offensiva richiede e inonda la cittadella del super-Corriere di confutazioni giudiziariamente perentorie e minuziosamente circostanziate. Basterà, si sarà detto il Bersaglio grintoso di lunga carriera: al Corriere sono dei galantuomini, e mica stupidi. Invece? si verifica la saggezza del "mai dire mai": il dottor Imarisio non è soddisfatto. Dall'alto di una coscienza etica specchiata più di uno...specchio, replica con sorridente nonchalance: sì, va bene la profusione giudiziaria, ma l'impulsiva testa di turco si rivela anche un tantino deragliata. Insomma, Di Pietro non capisce che non bastano le carte giudiziarie, le dettagliate sentenze assolutorie, la gloria iterativa della formula "Il fatto non sussite". Un politico ha bisogno di altro: niente di meno che dell'inattaccabilità assoluta, vittorie legali a parte. E reitera la "nebulosa"
dell'acquisto edilizio "astale": non sapeva, il leader dell'Idv, che quella casa era tabù per un ministro?
Don Antonio lo sapeva tanto bene che può dimostrare la sua assoluta "insindacabilità". E giù nuovi dati documentali e date assolutorie: al momento dell'acquisto era soltanto deputato europeo, e nessuna norma giuridica vieta(va) a quella carica quel tale acquisto. Direte: finalmente si chiude la diatriba. Macché: l'Imarisio mister-tenacia (ce la "di coccio" direbbero a Roma) non rinuncia all'ultima parola. E "ribadisce": "Ribadiamo, ancora una volta, che la valutazione dei comportamenti di un uomo politico può esulare dalle carte giudiziarie e dalla cronologia di una compravendita immobiliare." Un ribadire che evoca, nel migliore dei casi, quella sonorità della primissima infanzia che gli esperti definiscono "lallazione". Nel peggiore...Meglio tacere. Forse l'Imarisio attribuisce a Di Pietro il dono della divinazione, la capacità di leggere il futuro? E come pensa che giudichino, i magistrati, quell’implicito dileggio delle loro sudate
sentenze?
Nella stessa pagina il Corsera ospita il resoconto di un altro attacco a Di Pietro sferrato, questo, da quel gentiluomo senza macchia, da quel monumento di coerenza etico-religiosa che risponde al triste nomen (omen) di Casini. Ecco metà del titolo: "Casini: Di Pietro sciacallo". Perché lo sarebbe? Perché "costruisce la sua fortuna politica sulle disgrazie del Paese". E questa è una sparata da Guinnes dei primati: l'affidiamo dunque a quei compilatori.
Le belle coincidenze: la rubrica di Alberoni tratta, oggi, lunedì, 7 giugno, un tema delicato di collocazione storica imponente: l'invidia nei suoi effetti distruttivi. Titolo: "Se le trappole dell'invidia distruggono i talenti migliori". Di Pietro non è bersaglio di facile eliminazione, ma la sua vicenda induce a chiedersi: quanta invidia avvelena i cervelli dei suoi avversari, anzi nemici? I loro agguati hanno superato ogni limite di (in)decenza. Ma lui resta un osso duro.
Al quale si potrà, magari, rinfacciare qualche imprudenza nelle amicizie: scusabile, e non lesiva della buona fede. Visto che non ha il dono della preveggenza. Le canaglie che lo hanno calunniato per anni e lustri potranno esercitarsi ancora al tiro al bersaglio: la pelle dura del molto emotivo e sanguigno leader saprà difendersi ancora. Anche contro la “grande stampa” che sciala di gaudio peloso.

Pasquale Licciardello
prlicciardello@yahoo.it

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