lunedì 25 aprile 2011

Per restare umani

In centinaia nella palestra dedicata a don Guanella, in centinaia fuori sul prato. Si è trasfomato in una manifestazione laica l'ultimo addio a Vittorio Arrigoni, il pacifista dell'International Solidarity Movement rapito  e ucciso a Gaza. Una manifestazione partecipata, commossa e  composta. La Protezione civile è dovuta intervenire per distribuire l'acqua: il sole ha baciato per tutta la giornata il paesino nel lecchese. Fuori dalla palestra sono stati sistemati altoparlanti per permettere a tutti di seguire la cerimonia. Concelebrante l'arcivescovo di Gerusalemme Hilarion Capucci. "Per noi Vittorio è un martire, un eroe e un santo, come un vescovo che ha difeso il suo gregge e il suo gregge era il popolo palestinese", ha detto a conclusione del rito religioso dei funerali di Vittorio Arrigoni. "Porto il cordoglio del presidente palestinese - ha aggiunto - In questo momento in Palestina per Vittorio si stanno celebrando due messe solenni".
Pullman sono partiti da varie parti d'Italia, ma nel paesino originario di "Vik utopia" sono arrivati anche i suoi amici da Francia, Irlanda, Inghilterra. E tantissimi palestinesi, soprattutto giovani come lui - Arrigoni aveva 36 anni - che hanno voluto rendere omaggio a una voce libera e forte, che aveva fatto della Palestina la sua ragione di vita. Dentro alla palestra, dove si sono svolte le esequie religiose, soltanto la bandiera della pace. La famiglia aveva già detto che Vittorio non avrebbe voluto nessuna bandiera sulla sua bara. Sul feretro c'erano solo il suo cappello, un ramoscello d'olivo e una copia del manifesto. Ma fuori, nel cortile antistante la palestra, sventolano a decine le bandiere palestinesi. E sono anche tanti gli striscioni. Il più grande, scritto a mano, porta la frase che Vittorio aveva detto avrebbe voluto vedere sulla sua lapide "quando morirò, tra cento anni". E' una frase di Nelson Mandela: "Vincitore è il sognatore che non smette di sognare".

Le parole della madre: Neanche una autorità ha partecipato al funerale di Vittorio, rapito e ucciso da un gruppo estremista. Come non era presente alcuna rappresentanza orgnizzata della sinistra o del sindacato. Per quanto riguarda le istituzioni, la presenza si è fatta sentire soltanto a livello locale: dal prefetto a tutti i sindaci dellza zona, che hanno raccolto l'invito della famiglia e invece di inviare fiori hanno raccolto soldi per aiutare la popolazione palestinese, in particolare è stato "adottato" un asilo di Gaza. Alla fine della cerimonia, la parola è stata presa da Egidia Beretta Arrigoni, la mamma di Vittorio - è anche sindaco di Bulciago - che in questi giorni è stata la voce forte e ferma della famiglia, composta anche dal padre Ettore e dalla sorella Alessandra: "Gaza è stato l'ultimo approdo di Vittorio - ha detto - ma la Palestina lo aveva chiamato da molto tempo. A ogni ritorno cresceva l'indignazione ma anche la consapevolezza che la sua casa era là. Quando Israele gli impedì di rientrare da terra lui ci tornò via mare e ci rimase per essere la voce dei senza voce. Non è un eroe né un martire, è un ragazzo che credeva davvero che i diritti umani sono universali e che l'ingiustizia va raccontata perché nessuno di noi, persi nel mezzo delle nostre comode vite, un giorno possa dire io non c'ero, io non sapevo. La sua è una scelta radicale e non violenta che spinge tutti noi a diventare attivisti. Noi non immaginavamo, non sapevamo in quanti di voi lo amaste in tutte le latitudini. Siete stati l'inaspettato sollievo ai nostri cuori feriti. Vi abbraccio tutti, in particolari i figli della Palestina. Restiamo umani”
da www.ilmanifesto.it

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