Cominciamo questo resoconto minimale degli eventi in corso come un diario spurio seguendo lo scorrere dei giorni con note d’occasione. Supporto preferito per questa escursione sarà la stampa, e un giornale in primis, il Corriere della sera: per la correttezza dell’informazione, il valore di certe sue firme, l’occasione, che vi cogliamo, di contrastare l’ispirazione genericamente moderata e, peggio, il liberismo scolastico di certi suoi campioni refrattari alla lezione dei fatti.
Il Corsera di oggi, 8 febbraio, dedica l’intera pagina 5 alle intercettazioni che rivelano la dolce vita del premier in un intreccio di nomi di matura notorietà o di fresca esposizione mediatica. Il titolone (con i suoi satelliti: occhiello, catenaccio) è già un résumé eloquente: Le telefonate. Feste con le ragazze, il caso Tommasi Vertice tra i pm di Napoli e Milano. I contatti con Paolo Berlusconi e La Russa. Il ruolo della Ronzulli. Il primo capoverso spara come una mitraglia con proiettili-nomi di tutto rispetto: “Napoli. C’è una girandola di contatti e appuntamenti nelle intercettazioni disposte dalla Procura di Napoli sul giro di prostituzione che incrocia quello delle feste del presidente del Consiglio. Perché coinvolge il mondo che ruota attorno a Sara Tommasi, la starlette che partecipava alle serate organizzate nelle residenze di Silvio Berlusconi, ma anche ad incontri a pagamento in alcuni alberghi del capoluogo partenopeo.” Emergono dalle telefonate le frequentazioni di questa nubile allegra “con politici, dirigenti della televisione, manager, in una ricerca continua di soldi e successo”, nonché “il filo che porta fino alla scuderia di Lele Mora, della quale la happy girl “fa parte da anni, e a Fabrizio Corona”, il non meno happy e spregiudicato boy della famosa Belèn Rodriguez. Alla quale (sia detto en passant) le strepitose notizie non sembra abbiano aduggiato la gioiosa preparazione all’imminente sfolgorio sanremese). Altre figure si affacciano da quelle spie elettroniche, tra le quali una di gran peso nascosta sotto il finto battesimo di ‘Bartolo’. Il quale, tanto per arricchire il quadro, è già da tempo “indagato per un traffico di euro falsi oltre che per induzione alla prostituzione”. Uomo di larga fantasia, il Bartolo gestisce in città il movimento delle fanciulle disponibili “in cambio di una mediazione di mille euro a volta”. Né basta: il versatile giovanotto lavora anche “nel settore della pubblicità, ha contatti frequenti con Corona e con lui parla dello smercio di banconote fasulle”. Per non essere da meno, Sara “nelle telefonate con lo stesso Bartolo e con altri amici racconta invece che cosa avviene ad Arcore, parla di Lele, svela che lui le stordisce” mettendo “delle cose nei bicchieri”. Ottima collaborazione involontaria, queste confidenze, per gli indagatori perché forniscono un chiaro riscontro “a quanto è già contenuto nel fascicolo avviato dai magistrati di Milano”. La Tommasi dice di essere “stata ad Arcore pure insieme a Ruby in occasione della visita di Vladimir Putin il 25 aprile scorso”, e che “usava inviare sms a Berlusconi, al ministro Ignazio La Russa (col quale era ‘più pressante’) e perfino al fratello di don Silvio, Paolo. Contatti reiterati emergono anche “con l’europarlamentare del Pdl Licia Ronzulli, che alle feste di Arcore era un’habitué tanto da essere stata indicata come una delle organizzatrici, anche perché legata alla consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti.” Un tipino alquanto indaffarato la Tommasi, che oltre agli spassi ben retribuiti delle parti basse curava anche quelli “alti” della vanità televisiva chiedendo particine in Tv a destra e a manca, da Fabrizio del Noce (che sembra godere di una fama da buongustaio) a Massimo Giletti. Il tutto, s’intende, senza rinunce costose, se risulta che non rallenta la sua seriale richiesta di appuntamenti a Bartolo o a Lele. E ad altri amici: in una di queste telefonate la si sente dire: ‘Io non voglio più essere nel giro del presidente [quale dei tanti?], voglio muovermi autonomamente”. In altre telefoniche confidenze la starlet torna a parlare delle sostanze che Lele mette nelle bevande. Come era abitudine anche di quel Giampaolo Tarantini imprenditore, che reclutava ragazze per propiziare lucrose commesse alle sue merci (apparecchi clinici) presso un fantasioso bouquet di personaggi pubblici. Una ridda di nomi più o meno noti e importanti nella vita pubblica o in quella privata e depravata svolazza in questo piccolo mondo moderno (così poco fogazzariano!): Corona e Mora non sono che due dei tanti. Emilio Fede, che è accusato degli stessi reati, è soltanto il nome più esposto e di più lungo corso nella notorietà televisiva. Si parla anche di foto del premier nudo che sarebbero in circolazione in un’asta segreta, ma sembra si tratti di una millanteria. Non è di sostanza così vile invece la notizia di foto con soggetto plurale: il premier con l’ormai famosa Naomi e la sua amica Roberta, allora diciassettenni, ospiti di Villa Certosa per dieci giorni, intorno al Capodanno 2008.“Nulla di sconveniente”, assicura il Corriere, aggiungendo, però, che il fratello di Roberta ha messo all’asta le foto millantando disponibili ghiottonerie che ne “avrebbero comunque fatto salire le quotazioni”. Non senza concludere con queste ammissioni: “E in ogni caso nessuno può escludere che altre istantanee siano in giro, custodite dalle stesse ragazze napoletane o dalle aspiranti starlette che erano assidue frequentatrici delle feste del presidente del Consiglio”.
Loquace, la Tommasi parla a ruota libera quando le capita l’occasione, e si smentisce quando avverte rombi di tuono: “In collegamento con Un giorno da pecora, trasmissione di Radio 2” pretende che lei ad Arcore sia stata solo “in occasioni ufficiali, dopo incontri o convention del Pdl, con politici e ministri”. Nega, insomma, che sia stata alle feste, e che abbia “conosciuto Putin” (anche se, confessa, le “piacerebbe incontrarlo”. Conosce bene, ad ogni modo, il mondo che frequenta: “In questo mondo, in politica o nello spettacolo, ci sono sempre dei giri loschi: in Italia è così. Lo sappiano tutti che Lele Mora portava le ragazze a Berlusconi, come si sa che si ricorre alla prostituzione, questo lavoro è fatto così”. E ha i suoi rischi, se la signorina Grandi firme, laurea alla Bocconi ed ex naufraga dell’Isola dei famosi, da qualche tempo ha “l’impressione di essere sempre oggetto di ricatto”, e si sente “sotto persecuzione”: “uqqq
Quando esco di casa ho paura di bere in qualsiasi bicchiere”: teme che vi sia “dentro qualcosa che ti fa perdere la testa per farti fare delle pazzie sessuali.” Alla domanda se le fosse mai accaduto, risponde, lesta: “in continuazione”. Più tardi, “al telefono col Corriere, racconta di essere ‘delusa e di non credere più a niente’”. Dice secca: “Io ormai mi sono arresa”, e “descrive lo star System che le ha dato la celebrità: ‘Il modello è quello del faraone con la sua corte. Purtroppo, in questo mondo, ormai si consuma soltanto una piccola, continua guerra di potere: le foto servono a punire o a premiare certe ragazze rispetto ad altre, a ricattare quel politico oggi e quell’altro domani. Le donne dello spettacolo vengono costruite e usate, ma si vede che va bene così a tutti”.
Come reagisce, il premier, a queste rivelazioni? Con quella prevedibile faccia tosta alla quale ci ha abituato: negando ogni addebito, rovesciando il tavolo in faccia alle sue vittime-complici, accusandole di avere millantato tutto e di più. E cioè, ripetendo le stesse frasi e le medesime parole, sempre pronte all’uso, che da tre lustri recita ad ogni rivelazione dei suoi vizietti perversi. Ammette soltanto le feste, ma depurandole di ogni malizia e furbizia, alla faccia delle registrazioni (che si appresta a bloccare con l’ennesima legge ad personam) e delle altre evidenze sparse sul suo cammino non proprio da missionario francescano.
Il Corriere dell’indomani, 9 febbraio, dedica la pagina 6 allo stesso contesto: Da belle foto a colori sorridono i personaggi del grande (o turpe) giro: nella più grande, la Tommasi e Lele Mora, in una delle piccole Fabrizio Corona, nell’altra piccola la sorella della troppo gettonata Belèn Rodriguez, sua sorella Cecilia, insieme al fondatore di “Guru”, Matteo Cambi. Il titolone scampana così: Feste, incontri e sms Il ruolo della Tommasi. L’attrice avrebbe inviato messaggi minacciosi al Cavaliere. Impinguano la pagina, due solenni smentite: una di Palazzo Chigi (“La showgirl mai salita su un’auto di Berlusconi”, un’altra di La Russa, che ha inviato una lettera: “Tra me e la signora mai nessuna telefonata”. Da Napoli, l’inviato del Corriere fa sapere un mucchio di cose palpitanti di godurie sessuali. “Incontri a pagamento organizzati a Napoli, ma anche a Roma e a Milano. Si muovono all’ombra del clan camorrista dei Mallardo i ‘gestori’ del giro di prostituzione che incrocia le feste del presidente del Consiglio. Fissano gli appuntamenti con facoltosi clienti per Sara Tommasi, ospite assidua di Silvio Berlusconi. E proprio intercettando le loro conversazioni si scopre che almeno in un’occasione la starlette sarebbe stata prelevata sotto la sua casa nella capitale dalla scorta del capo del governo, anche se Palazzo Chigi ha nettamente smentito la circostanza”.
Pausa: sembra di assistere a un film di Tinto Brass dopato di malavita. Ma continuiamo. “Lei con Berlusconi mostra di avere familiarità, gli manda quindici sms sul suo telefonino personale. Ma il 15 gennaio, quando diventa pubblica la notizia dell’avviso a comparire spedito dai magistrati milanesi, in cinque ore gli manda nove messaggi di insulti e minacce”. Il resoconto giornalistico si fa, di capoverso in capoverso, più ghiotto (o più disgustoso, a seconda delle sensibilità che lo accostano). Seguitiamo. “L’informativa consegnata dalla squadra mobile ai magistrati partenopei, che indagando su un traffico di euro falsi sono arrivati alle feste, mostra come la ragazza rappresenti ormai l’anello di congiunzione tra la scuderia di Lele Mora e la criminalità organizzata. Un legame alimentato da Fabrizio Corona che ai ‘reclutatori’ propone anche di mandare da un nuovo cliente Cecilia Rodriguez, la sorella della sua fidanzata Belèn, soubrette diventata ormai famosa tanto da essere stata chiamata a presentare il Festival di Sanremo. Personaggio chiave dell’inchiesta si conferma Vincenzo Seiello, conosciuto come ‘Bartolo’, che si muove con disinvoltura nel mondo dello spettacolo e fissa incontri a pagamento per le ragazze anche mentre si trova a Roma nella villa dell’Olgiata del cantante Gigi D’Alessio” Anche il povero Gigi hanno coinvolto in questa turpe monnezza: è da supporre, cogliendone la buona fede, lontana dal sospettare simili acquitrini.
11 febbraio. L’offensiva del Cavaliere dai troppi cavalli, mentre scriviamo, si sta svolgendo alla grande (per usare una formula scempia di largo consumo): proposta di sit in davanti al tempio della Giustizia, dichiarazioni di fuoco sparse ai quattro venti, sollecitazioni a grappolo di personalità di varia autorevolezza, fino al sommo Colle (che risponde picche, naturalmente), movimentazione un po’ più travagliata di Santa Romana Ecclesia (in difficoltà crescenti con il Recidivo irrecuperabile, anche se prezioso di buone azioni da portafoglio), ansia di spose importanti (Clio, moglie del Presidente Napolitano: “vivo questo momento storico con turbamento”, e per non lasciare l’amaro in bocca a chi l’ascolta, aggiunge: “ma anche con speranza”: noblesse oblige), sdegno e rabbia di avversari incollati al rispetto delle istituzioni (i poveri di spirito!); e via sfangando. E urlando. Che è quanto continua a fare, con spudorata testardaggine, questo piccolo tsunami in sembianze umane regalatoci dalle oscure forze del Grande Imbroglio detto Mondo, in combutta tra loro a mimare punizioni infernali riempiendolo di miliardi e occhiuta assistenza mascherata. Continua, non solo, ma, va aggiunto, con accresciuta aggressività e ampiezza di scontri. L’aggressività, finora soltanto verbale (ma non dimentichiamo le campagne diffamatorie dei suoi fogliacci ai danni degli avversari vecchi e nuovi (Fini, la Boccassini, la Marcegaglia e qualche altro bersaglio di meno esposta rilevanza) allarga il fronte di giorno in giorno.
Il Corriere di oggi reca titoli coerenti con l’ampliarsi dello scontro: Berlusconi accusa i ‘puritani’:“Inchieste da Paesi comunisti”golpe morale, io spiato come nella Ddr”. I sommari della prima pagina annunciano: “Berlusconi attacca nuovamente i magistrati’ rompe definitivamente con l’Udc e rilancia sull’immunità parlamentare”. Per i magistrati, questi pensierini stucchevolmente ripetitivi: “Il Cavaliere denuncia la ‘lobby antiberlusconiana’(procure, giornali e alcuni talk show) che si muove ‘di concerto’ per eliminarlo con inchieste ‘farsesche, inaccettabili e degne della Germania comunista’” del (non?) buon tempo antico. E giacché è in corsa, aggiunge il “golpe morale” dai “toni puritani” montato contro un “presidente galantuomo”. Fa pure qualche concessione, ma per minimizzare e scantonare: “Qualche volta sono anche un peccatore”. Qualche volta! Uno stakanovista come lui! E sempre dentro i confini della legge. E della morale, via: niente prostituzione di minorenni e robaccia simile, niente mercato di escort più o meno famose e di parlamentari più o meno moralmente puttaneschi; e niente concussione, nessuna campagna dossi eristica nei suoi immacolati giornali: tutte invenzioni delle procure politicizzate. Spalleggiati dai traditori alla Fini. Poi attacca Casini: “adesso escano dalle giunte” governate dal Pdl. E l’ondivago furbetto baciapile non è che non meriti qualche critica, ma non da quel pulpito. E ha un bel gridare all’indirizzo giusto, ma refrattario: “ora basta, è ridicolo. Così si paralizzano 6 regioni […] Berlusconi ha perso la testa […] I presidenti delle regioni non sono i camerieri di Arcore”. Sorpresa della Polverini dal ferace Lazio: “il premier non può aver detto quelle cose”. L’ingenua! Dopo tanta frequentazione politica non ha ancora imparato che il premier, con quella bocca immunizzata erga omnes et omnia, può dire tutto e il suo contrario. Ed è una pia intenzione sprecata (ancorché lodevole) quella di Sergio Romano che nell’editoriale odierno si sforza di condurre per mano il sulfureo premier verso Un momento di riflessione sul necessario primato delle istituzioni. Ecco un assaggio della lucida e dignitosa suasion: “Berlusconi si ritiene autorizzato a difendere se stesso in qualsiasi sede privata o pubblica, con video lanciati sul web, interventi telefonici durante i dibattiti televisivi e nelle conferenze stampa di Palazzo Chigi […] Rintuzzare l’aggressione di cui si ritiene vittima è ormai la parte più visibile della sua agenda politica. / Mi chiedo se si renda conto degli effetti che questa linea aggressiva e difensiva sta avendo per il Paese”. Ahinoi, è certo che di quegli effetti se ne in fischia, convinto com’è che la sua originalità vitalistica ed egocentrica li annebbierà agli occhi del tipo di persone cui la raccomanda: politici o civili che siano. Troppo lontana dalla consapevolezza che gli obblighi della presenza pubblica ad alto livello sono incompatibili con la sua sfrenatezza privata. Appelli simili a questo di Romano sono destinati a ispirare al grossolano viveur un’alzata di spalle, magari condita con un sorriso di saputa sufficienza. Quand’è così, riportiamo pure la chiusa del “sermone” romanesco, per apprezzare la nobile intenzione e l’abilità espressiva del suo intervento, ma chiedendoci, perfino, se non vi si possa leggere in trasparenza l’antefatto di una collegiale autorevole decisione della Direzione: “Ha fondato un partito che si chiamava Forza Italia. Cerchi di evitare che passi alla storia come il partito che ha reso il Paese rissoso all’interno e risibile agli occhi del mondo proprio nel momento in cui abbiamo maggiore bisogno di credito internazionale e di fiducia in noi stessi”.
Purtroppo per noi, l’uomo è convinto che chi la dura la vince, probabilmente reinterpretando il vecchio proverbio secondo il titolo di questo “diario”, ma senza punto interrogativo: Chi l’ha dura (la testa) la vince (la battaglia). Se poi a qualcuno venisse voglia di cogliere qualche allusione in quella testa pensando alla passione dominante del premier per il bel sesso tenero e fresco, be’ lasciamolo fare. C’è per nulla la libertà? E qui si chiude (ma non conclude) la prima puntata del mini-diario.
Pasquale Licciardello
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