Ecco le previsioni degli astrologi per il 2011. Ne avessero azzeccata una!!!!!
«Segnali di ripresa rispetto al 2011», «la ripresa economica si intravede… da giugno a dicembre», «annata di tendenziale espansione per USA, Cina e India nel primo semestre, e per Germania ed Europa in generale nel secondo semestre», «a partire dalla primavera l'economia conoscerà un netto miglioramento». L’ottimismo è una caratteristica quasi costante delle previsioni astrologiche, come queste pubblicate su Astra a gennaio 2011 e sull’Almanacco di Barbanera; molto meno lo è azzeccare quello che poi succederà davvero.
Com’è ormai tradizione, anche quest’anno il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) ha raccolto e verificato le previsioni relative all’anno appena trascorso, fatte dai più noti astrologi e veggenti italiani.
«All’inizio dell’anno, in TV e sui giornali, c’è sempre un profluvio di previsioni che, puntualmente, finiscono dopo pochi giorni nel dimenticatoio. Invece, crediamo sia interessante e istruttivo verificare se e quante di esse in effetti si avverano» dice Massimo Polidoro, psicologo e scrittore, segretario del Comitato. «È per questo che sin dalla sua fondazione nel 1989 il CICAP compie un lavoro di raccolta e controllo: se non lo facessimo noi, le capacità degli astrologi non sarebbero mai messe davvero alla prova. E invece, un anno dopo l’altro, il risultato si ripete sempre identico: le stelle, Nostradamus o le confidenze di qualche improbabile entità extraterrestre non aiutano in nessun modo a prevedere il futuro».
«Non c’è giornale o rete televisiva che non conceda spazio all’oroscopo, al punto che è impossibile raccogliere tutto» nota Francesco Ruggirello, che quest’anno ha coordinato la raccolta delle previsioni. «Ma anche con tutto questo materiale è ogni anno più difficile trovare affermazioni sufficientemente circostanziate da poter essere verificate. Molte previsioni, poi, riguardano eventi che da qualche parte del mondo, con un anno a disposizione, probabilmente capiteranno: basta prevedere genericamente “un grosso scandalo” o magari “un forte terremoto” per avere la certezza di indovinare». Proprio come ha fatto Grazia Mirti sull’edizione online del Sole 24ore, prevedendo genericamente «venti di guerra e disordini collettivi».
«Infatti uno dei “trucchi” più usati dagli astrologi è quello di fare moltissime previsioni per lo più banali, o affermazioni molto generiche in modo che, a posteriori, sia facile trovare qualcosa che si adatti» spiega Stefano Bagnasco, fisico dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e coordinatore del Gruppo di Studio sull’Astrologia del CICAP. «Facendo molte affermazioni, tra l’altro, è più facile che qualcuna sia per puro caso azzeccata, e quindi ricordata e magari pubblicizzata, mentre le numerose altre, sbagliate, saranno probabilmente dimenticate».
«Questa inchiesta, pur non essendo un vero e proprio studio scientifico, conferma il punto di vista della scienza: né l’astrologia né le altre pratiche divinatorie aiutano a prevedere il futuro» afferma ancora Bagnasco. «Negli anni sono stati fatte diverse rigorose verifiche scientifiche sulla validità delle pratiche astrologiche, e il verdetto è inequivocabile: i consigli degli astrologi per il futuro non sono più utili di quelli dettati dal semplice buon senso di una persona intelligente e informata, e possono anzi essere peggiori». Proprio in questi giorni su Queryonline.it, edizione online della rivista pubblicata dal CICAP, esce una rassegna sull’argomento.
Un tema ricorrente quest’anno è stato quello dei terremoti. All’inizio dell’anno si è diffusa la voce che il sismologo autodidatta Raffaele Bendandi, morto nel 1979, aveva previsto un forte terremoto a Roma per l’11 maggio. Il fatto che negli appunti del curioso personaggio non si trovasse alcun riferimento esplicito non è bastato a evitare la paura, con la chiusura di qualche negozio e, pare, una percepibile riduzione quel giorno del proverbiale traffico romano. Della vicenda di Bendandi abbiamo parlato diffusamente su Query.
L’astrologo Antonio Alessi, prendendo spunto da Bendandi, ha addirittura inviato una lettera al governo per avvisare di un grosso sisma sottomarino, con conseguente devastante tsunami, per il 10 giugno. Sempre in tema iettatorio, secondo l’interprete di Nostradamus Manfed Dimde, citato in un libro di Carlo Patrian del 1995, il 2011 avrebbe visto lo scoppio della terza guerra mondiale. Il novantenne predicatore americano Harold Camping, applicando metodi numerologici alla Bibbia, aveva invece previsto proprio la fine del mondo per il 21 maggio, per poi correggersi e spostarla al 21 ottobre, e infine ammettere di essersi sbagliato (anche di questo abbiamo parlato su Query). Anche la data palindroma 11/11/11, da alcuni indicata come foriera di sventure, è passata senza conseguenze. Aspettiamo a questo punto il 21 dicembre 2012 per la fine del mondo prevista a partire dal calendario Maya. Anche gli alieni hanno mancato l’appuntamento: Rob Brezsny, il celebrato astrologo dell’Internazionale, intervistato da Riccardo Staglianò sul Venerdì di Repubblica prevedeva «novità sul fronte delle intelligenze extraterrestri». A meno che non siano state insabbiate dai Men in Black, non ce ne sono state.
Parlando di politica, italiana e internazionale: Mauro Iacoboni sul Sole 24 ore aveva previsto nuove elezioni tra giugno ed i primi di luglio, grazie alla separazione della Lega. Anche il Divino Otelma aveva apparentemente previsto elezioni, con il dettaglio che la legge elettorale sarebbe stata più o meno la stessa; ma il linguaggio criptico («La pugna cartacea 2011 … non scioglierà il Nodo Gordiano») rende incerta l’interpretazione. Luciano Sampietro, interprete di Nostradamus, aveva previsto la caduta del Re del Marocco, che invece è stato uno dei paesi immuni dalla “primavera araba”.
L’Almanacco di Barbanera è un profluvio di previsioni, per lo più sbagliate: «novità positive riguarderanno la magistratura, l'istituzione matrimoniale, ma anche le coppie di fatto saranno oggetto di leggi dalla loro parte», che non sembrano esserci state (anche il Divino Otelma aveva previsto l’istituzione dei DICO nel 2011); il 21 maggio «Giove entra nel Toro e, incoraggiando i consumi (soprattutto quelli di massa) incrementa la produzione. In Italia e più in generale in Europa si assiste a un consistente rafforzamento della moneta comunitaria». Per luglio-agosto «in Italia l'economia, trainata dal settore degli investimenti immobiliari, sarà protagonista di una netta ripresa». Per novembre la previsione è che «anche la situazione economica continua a manifestare una ripresa consistente. Il motore saranno gli Stati Uniti che trascineranno con sé buona parte dell’Europa, Italia inclusa».
Anche Antonia Bonomi, firma storica dell’astrologia italiana, si lancia su Arcobaleno.net in una serie di affermazioni su vari personaggi della politica, premettendo che «non si tratta di “predizioni” ma di indicazioni lampo»; per lo più sono affermazioni poco verificabili, come «Vittorio Sgarbi non dovrebbe esagerare con le “sgarbate”» oppure «Roberto Maroni qualunque cosa accada può sfruttare l’esperienza acquisita», qualcuna è prevedibilmente più o meno azzeccata («Mario Draghi di certo non indietreggia e può avere grosse soddisfazioni», da novembre è presidente della Banca Centrale Europea); altre, sempre prevedibilmente, sbagliate («Umberto Bossi è bene che si riguardi, la salute dovrebbe essere il suo primo pensiero e sa di essere soggetto a ischemie», non sono noti nuovi problemi di salute del leader della Lega Nord). Il Divino Otelma, tra molte previsioni che avrebbe potuto fare chiunque o scontatamente vere (come i due grandi classici «nuovi gravi scandali coinvolgeranno esponenti del Palazzo» e «scosse telluriche nel Giugno e Settembre ma di modesta incidenza», non passa giorno senza che in Italia ci sia qualche piccolo terremoto senza conseguenze) ha previsto più volte elezioni verso l’ultimo periodo dell’anno, e un attentato (non mortale) al primo ministro inglese.
La sensitiva Teodora Stefanova, fedelissima di Canale 5, attraverso le confidenze dell’alieno Unilsan ha visto nel 2011 l’anno della rinascita di Berlusconi, grazie all’alleanza con Casini e Rutelli a maggio. Il PdL avrebbe cambiato nome, Saviano e Montezemolo sarebbero entrati in politica, sarebbe iniziata la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, sarebbero stati risolti tutti i problemi a L’Aquila e la “monnezza” sarebbe sparita entro gennaio 2011 dalle strade di Napoli.
Concludiamo come sempre con gli argomenti più frivoli, che sono spesso il grosso delle previsioni: sport e spettacolo. Secondo Astra di gennaio scorso: «Fernando Alonso, alla guida della Ferrari, da Settembre conterà sul tocco vincente di Marte: può sostenerlo fino al titolo mondiale». Evidentemente Marte non è bastato. Riccardo Sorrentino aveva previsto per la partita Villareal-Napoli un 1-1 o 1-2 , ha invece vinto il Villareal per 2 a 1. Mauro Perfetti su Oggi prevedeva che per Roberto Benigni le stelle «col trascorrere del 2011» si sarebbero illuminate «di fortuna nel lavoro». Facile fare previsioni così: proprio pochi giorni prima sul Corriere della sera era stata annunciata una collaborazione tra l’attore toscano e Woody Allen per un film da girare in estate, Bop Decameron.
Come ogni anno poi gli astrologi hanno “mancato” moltissimi avvenimenti importanti. Un minimo esempio tra tutti: il povero Paolo Fox, “stella” astrologica della Rai, è rimasto imbottigliato nell’inaspettato enorme ingorgo provocato dall’apertura di un nuovo centro commerciale e non è riuscito ad arrivare in trasmissione, dove il conduttore Giancarlo Magalli lo prendeva in giro per non aver previsto l’ingorgo…
Da http://www.cicap.org
Il CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, è un’organizzazione scientifica ed educativa senza fini di lucro. Fondata nel 1989 da Piero Angela vede tra i suoi Garanti Scientifici: Edoardo Boncinelli, Silvio Garattini, Margherita Hack, Tullio Regge e Umberto Veronesi e tra i suoi membri onorari: Umberto Eco, Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia.
mercoledì 28 dicembre 2011
domenica 25 dicembre 2011
venerdì 23 dicembre 2011
domenica 18 dicembre 2011
Buon Natale Francesco!
Il 16 Dicembre alle ore 16 abbiamo avuto conferma ufficiale che Francesco Azzarà è tornato
a essere un uomo libero.
Francesco era stato rapito il 14 agosto scorso a Nyala, in Darfur, dove
lavorava presso il Centro pediatrico di Emergency.Per noi di Emergency è un giorno di festa. Vogliamo condividerlo con Francesco, con la sua famiglia che per 124 giorni ha dimostrato grande forza e fiducia nel nostro operato e nel lavoro delle autorità sudanesi impegnate per la sua liberazione e con tutti coloro – privati cittadini e istituzioni – che in questo lungo periodo hanno manifestato la loro solidarietà a Francesco Azzarà, alla sua famiglia e a Emergency.
Emergency desidera ringraziare le autorità sudanesi per la costante collaborazione.
In questo momento di sollievo, il pensiero di tutti noi di Emergency va alle tante persone – italiane e non – ancora ostaggio dei loro rapitori.
domenica 11 dicembre 2011
Che anch'io stia diventando demagogo?
E' la prima volta che mi trova d'accordo con Matteo Renzi, il lattante del PD, mi preoccupo che il virus della demagogia mi abbia infettato ma registro lo stesso l'intervento del sindaco di Firenze: "Spero sinceramente che si tratti di una bufala. Ma è davvero possibile che i parlamentari italiani stiano cercando di far saltare dalla manovra la parte che riguarda il loro (piccolo) contributo ai sacrifici? Noi amministratori per chiudere i bilanci facciamo i salti mortali per evitare di tagliare i servizi ai cittadini. E i signori che siedono in Parlamento fanno i giochini sulle loro indennità che sono le più alte d'Europa? Mi accuseranno di demagogia, ma se è vero loro sono senza vergogna".
venerdì 2 dicembre 2011
mercoledì 23 novembre 2011
Sillogismo padano
Sillogismo: (dal greco συλλογισμός, syllogismòs, formato da σύν, syn, "insieme", e λογισμός, logismòs, "calcolo": quindi, "ragionamento concatenato") è un tipo di ragionamento dimostrativo che fu teorizzato per la prima volta da Aristotele, il quale, partendo dai tre tipi di termine "maggiore" (che funge da predicato nella conclusione), "medio" e "minore" (che nella conclusione funge da soggetto) classificati in base al rapporto contenente - contenuto, giunge ad una conclusione collegando i suddetti termini attraverso brevi enunciati (da Wikipedia). E' grazie ad un sillogismo che gianluca buonanno, deputato della lega nord e sindaco di Varallo, è riuscito finalmente a dimostrare che la padania esiste. Ecco la dimostrazione del geniale leghista emulo del trota bossi: se esiste il grana padano esiste la padania. Incontrovertibile, concisa, lapalissiana Einstein al confronto sembra un mentecatto. Con simili sillogismi si può dimostrare l'esistenza delle pecore (pecorino), della cavallia (cacio) e della coglionite (buonanno), formaggio puzzolente della pianura Padana.
giovedì 17 novembre 2011
Il merito della gelmini
Merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito, merito. Fa impressione metterle tutte in fila, vero? Bene: per trentasette volte mariastella gelmini, poco prima di diventare ministro dell' Istruzione, scrisse la parola «merito» nella sua proposta di legge 3423. E in questi anni non ha fatto che ripetere: «Non è più possibile andare avanti con il nepotismo dentro le università». Fedele ai convincimenti granitici, ha raccontato sul Secolo XIX Francesco Margiocco riprendendo una denuncia del sito web «Articolo 33», la signora ha dunque deciso di chiudere l' esperienza ministeriale con una nomina impareggiabile. E ha piazzato nel consiglio di amministrazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche un giovane astro nascente della politica del merito: gennaro ferrara, 74 anni, collezionista di poltrone di ogni genere ma soprattutto per 23 anni rettore di quella che probabilmente è l' università più nepotista d' Italia, la napoletana «Parthenope». Oltre a finire sui giornali come il peggiore ateneo del Paese nella classifica del Sole 24 ore o per una stupefacente convenzione con la Uil che assicurava ai suoi iscritti un riconoscimento fino a 60 crediti per la laurea triennale in giurisprudenza con uno sconto di un anno su tre, il prof. Ferrara è celeberrimo tra gli amanti dell' «University Horror Show» per il grappolo di parenti piazzati nel suo regno. E per la strepitosa intervista data a Nino Luca, autore di Parentopoli / Quando l' università è affare di famiglia . Un' intervista dove, vistosi rinfacciare di aver sistemato nella «sua» università «la seconda moglie, il di lei fratello, una figlia e i mariti delle due figlie», l' allora rettore rispondeva così: «Io vorrei parlare con un giornalista che faccia un articolo forse più stucchevole ma che, con argomentazioni e approfondimenti, possa farsi capire dal lettore. Se noi trattiamo "Parentopoli" in termini scandalistici non va bene. Glielo dice sa chi? Il secondo di otto figli di un operaio. Io invidiavo quelli che nascevano nelle famiglie di un certo... Le posso dire con orgoglio che nessuno può chiedermi chi mi ha aiutato. I miei parenti, mia figlia, devono dimostrare ogni giorno di valere. Ma perché non intervistate loro?». «Chi?», gli chiedeva Nino Luca: «i due generi Federico Alvino (che tutti danno come il suo successore designato) e Gabriele Carbonara? Sua figlia? La sua seconda moglie e suo fratello? Chi devo intervistare?». «Tenga presente una cosa. Se vuole, lei può parlare con loro ma non è giusto "stare scritti" sui giornali...». Grazie per il regalo d' addio, signor ministro: proprio l' uomo giusto per rilanciare il Cnr e la politica del merito.
Stella Gian Antonio
http://archiviostorico.corriere.it/2011/novembre/16/ultimo_regalo_del_ministro_Gelmini_co_9_111116032.shtml
domenica 13 novembre 2011
Benvenuto professore Monti
Caro senatore professore Monti, benvenuto. Benvenuto in un'Italia normale dove i nani e le ballerine stanno al circo e non a palazzo Chigi, dove i servi stanno nei film di William Wyler e i lacchè in quelli di Fantozzi. Ben venuto in un'Italia semplice, di lavoratori, di cittadini consapevoli e coscienti. Ben venuto anche a nome del mondo della scuola. Ora, caro senatore Monti, la preghiamo, dia un vero segnale di discontinuità e lo dia anche e soprattutto nel (per il) mondo della scuola, della ricerca e dell'università. Nomini un ministro competente, libero e, soprattutto, laico. Un ministro che affermi i valori di una scuola di tutti e per tutti, di una scuola costituzionale e perciò pubblica, di una scuola democratica e non clericale (ma neanche anticlericale). Non consideri di secondo piano la nomina del ministro della pubblica istruzione, non si lasci abbindolare dalle sirene ecclesiastiche (come tante voci che circolano ci fanno temere) e dagli interessi di chi dalla scuola vorrebbe avere solo un profitto economico ed ideologico. Dica chiaramente che considera la scuola il vero motore di sviluppo economico, sociale ed etico del paese. Buon lavoro.
martedì 8 novembre 2011
The end!
Addio berlusconi, brunetta, gelmini, bertolaso, alfano, la russa, scajola, bonaiuti, giovanardi, santanché, bossi, romani, musumeci, pizza, scilipoti, capezzone, sgarbi, minzolini, addio a tutti. Ci mancherete. Addio per sempre, riposate.
martedì 1 novembre 2011
Tutto vero
Le notizie che seguono hanno dell'incredibile ma, vi giuro, sono tutte vere e facilmente verificabili:
- I generali in Maserati.I nostri generali, per fortuna, non vanno alla guerra. In verità,servono a poco (ripeto, per fortuna). Sono autoreferenziali, li usiamo nelle parate con le stellette quando arriva un capo di stato straniero (vedi gli omaggi al defunto gheddafi). Niente di più. Ma i nostri generali hanno il culo molle e devono viaggiare comodi. Ed ecco che l'ineffabile la russa, il ministro in mimetica, pensa bene di dotare l'esercito di 19 Maserati per far viaggiare comodi i generali. Ma...meglio le Maserati che i carri armati!
- La festa della zucca. A Pecorara, nome evocativo per le truppe bossiane, in quel di Piacenza, hanno pensato bene di indire una festa di Halloween in salsa padana: la festa della zucca. Sembra che il festeggiato sia il trota che di zucche se ne intende.
- Le ultime infornate. Il ministro brunetta, noto per essere l'unica persona la mondo più bassa di berlusconi, sarkozy e putin, ha vietato le assunzioni nel pubblico impiego ma ha firmato un'autorizzazione per 19 assunzioni (ovviamente quasi tutte di dirigenti) al consiglio del ministri. Ovvero quando il capo chiama...
giovedì 27 ottobre 2011
Quei comunisti del Times
“L’Italia farebbe bene a disfarsi
di Berlusconi … non sono semplicemente delle sue avventure
sessuali, dell’ombra della corruzione e della volgarità dei suoi
commenti machisti, ad avere fatto perdere la pazienza ai suoi
compatrioti. E’ la sua totale incapacità, dopo un totale di otto
anni al potere, di riformare il corpo politico e mantenere le
promesse. La sua incapacità di governare la terza maggiore economia
d’Europa ha distrutto la sua credibilità politica e ora pone una
minaccia esistenziale a tutti i partner dell’Italia
nell’eurozona..Quegli sguardi dicono tutto (si riferisce ai sorrisi
della Merkel
e di Sarkozy n.d.r) ... l’Europa
non ne può più di questo pagliaccesco primo ministro, la cui
irresponsabilità e codardia politica hanno aggravato l’attuale
crisi … l’Italia è sull’orlo del disastro finanziario, e se
l’Italia non può essere salvata, non ci sarà salvezza nemmeno per
l’euro”.
Articolo pubblicato in prima pagina sul Times.
lunedì 24 ottobre 2011
Ultimi giorni del governo scilipoti
sabato 22 ottobre 2011
L'assassino è il maggiordomo!
L'assassino è il maggiordomo! Così confessa berlusconi all'imenottero servile della tv italiana: bruno vespa. Il poveretto sbianca e poco ci manca che non ci resti secco temendo di essere lui il maggiordomo assassino, ma il padrone lo rassicura: "no... caro vespa... non sei tu il maggiordomo, tu sei il servo". Il maggiordomo in questione sarebbe Alfredo, maggiordomo vero di casa berlusconi, il quale, a sentire il padrone, passerebbe le sue giornate in dolce conversazione con lavitola, ex direttore dell'Avanti e, per ora, scappato alla patrie galere su suggerimento di berlusconi. La notizia fa il paio con quella che voleva Ruby nipote di Mubarak come ancora crede la maggioranza del parlamento italiano. Il guaio è che, ormai, nessuno ride.
domenica 9 ottobre 2011
I neutrini cattivi del tunnel della gelmini
Intervista della gelmini a Repubblica. Riassunto: “siete tutti brutti, sporchi e cattivi” ovvero ce l’hanno tutti contro la santa Maria Goretti della scuola italiana. Cerchiamo di riassumere il colloquio che, a tratti, si presenta esilarante.
Domanda. “I ragazzi chiedono un cambio globale, la scuola come bene comune…”
Risposta. “Non mi avventuro in un ragionamento più grande di me (sic! n.d.r.) dico solo che le difese delle rendite di posizione dei professori le ritrovo pari pari nei ragazzi”. Ovvero: non risponde alla domanda, che non l’abbia capita?.
Domanda. “E’ stato lungimirante tagliare otto miliardi alla scuola?”.
Risposta. “… su di noi tremonti si è esercitato con facilità”. Ecco il primo cattivo della storia.
Domanda. “Ministro, la descrivono depressa”.
Risposta. “… Certo, per l’incidente del tunnel dei neutrini sono stata colpita in ogni modo e ferita (mondo cattivo e baro n.d.r) … il secondo comunicato parlava di polemiche strumentali e non sono parole mie (il coraggio delle proprie idee n.d.r.). So che non esiste un tunnel da Ginevra al Gran Sasso. Ho visitato il Cern e non ho visto il tunnel". Giuro! Dichiara proprio così!!!!
Domanda. “Il suo portavoce resterà direttore generale?”.
Risposta. “Non c’è motivo per allontanarlo anche da lì”. Ovvio!
Domanda. “Da quattro anni non rendete pubblici i dati sui bocciati..”.
Risposta. “Li ho visti ieri …”. Dopo quattro anni????!!. “Non mi sono compiaciuta dell’aumento dei bocciati, non sono così sciocca (sic! n.d.r.)”.
Domanda. “Poi è arrivato il concorso a preside … definì gli errori pochi e marginali: sono quasi mille”.
Risposta. “La commissione che li ha prodotti non l’ho nominata io”. E chi se no?
Domanda. “Non ha mai pensato di dimettersi ministro Gelmini?”.
Risposta. “Mai”.
Per molto meno, cara ministra, in quasi tutti gli stati del mondo, vuoi per responsabilità diretta che per responsabilità indiretta, un ministro si sarebbe dimesso, per molto meno, ma siamo in Italia, ahinoi.
Domanda. “I ragazzi chiedono un cambio globale, la scuola come bene comune…”
Risposta. “Non mi avventuro in un ragionamento più grande di me (sic! n.d.r.) dico solo che le difese delle rendite di posizione dei professori le ritrovo pari pari nei ragazzi”. Ovvero: non risponde alla domanda, che non l’abbia capita?.
Domanda. “E’ stato lungimirante tagliare otto miliardi alla scuola?”.
Risposta. “… su di noi tremonti si è esercitato con facilità”. Ecco il primo cattivo della storia.
Domanda. “Ministro, la descrivono depressa”.
Risposta. “… Certo, per l’incidente del tunnel dei neutrini sono stata colpita in ogni modo e ferita (mondo cattivo e baro n.d.r) … il secondo comunicato parlava di polemiche strumentali e non sono parole mie (il coraggio delle proprie idee n.d.r.). So che non esiste un tunnel da Ginevra al Gran Sasso. Ho visitato il Cern e non ho visto il tunnel". Giuro! Dichiara proprio così!!!!
Domanda. “Il suo portavoce resterà direttore generale?”.
Risposta. “Non c’è motivo per allontanarlo anche da lì”. Ovvio!
Domanda. “Da quattro anni non rendete pubblici i dati sui bocciati..”.
Risposta. “Li ho visti ieri …”. Dopo quattro anni????!!. “Non mi sono compiaciuta dell’aumento dei bocciati, non sono così sciocca (sic! n.d.r.)”.
Domanda. “Poi è arrivato il concorso a preside … definì gli errori pochi e marginali: sono quasi mille”.
Risposta. “La commissione che li ha prodotti non l’ho nominata io”. E chi se no?
Domanda. “Non ha mai pensato di dimettersi ministro Gelmini?”.
Risposta. “Mai”.
Per molto meno, cara ministra, in quasi tutti gli stati del mondo, vuoi per responsabilità diretta che per responsabilità indiretta, un ministro si sarebbe dimesso, per molto meno, ma siamo in Italia, ahinoi.
lunedì 26 settembre 2011
Finalmente!
Era ora! Mentre molti accusano la chiesa di accondiscendenza se non di correità, nei confronti degli ignobili baccanali dei palazzi governativi romani trasformati in tanti lupanari, arriva la denuncia forte e chiara di sua eccellenza il vescovo emerito di Grosseto, giacomo babini che, nell'assolvere berlusconi, si scaglia contro ebrei, omosessuali, arabi e quant'altro. Dimentico delle accuse di pedofilia che vengono mosse alla chiesa in molte nazioni, monsignor babini, lancia la sua invettiva e il suo anatema: "Io non ne posso più della retorica inutile di Vendola. Credo, da cattolico, che la omosessualità praticata sia un peccato gravissimo e contro natura, certamente peggiore di chi va con l'altro sesso. Alla luce dei fatti, senza stilare classifiche, Vendola pecca molto di più di Berlusconi". Finalmente una parola chiara e un percorso verso le strade della salvezza.
sabato 24 settembre 2011
L’ineffabile gelmini e il tunnel
La ministra gelmini tenta di cavalcare il successo ottenuto dalla ricerca italiana nello studio della velocità dei neutrini rivendicando dei meriti col risultato di fare ridere tutto il mondo della scienza. Secondo la ministra l’esperimento condotto dai fisici del Cern e dell’INFN, sarebbe stato possibile perché il suo ministero avrebbe finanziato, con ben 45 milioni di euro, un fantomatico tunnel che collegherebbe nientemeno che Ginevra al Gran Sasso, tunnel lungo il quale i neutrini, come tante automobiline, si sarebbero incamminati.
La rete 29 Aprile, Ricercatori per una università pubblica, libera e aperta, rassicura gli anti tav: “Nessun tunnel ma un fascio di neutrini che è stato 'sparato' dal Cern di Ginevra per un viaggio sotterraneo che dura 2,4 millisecondi, raggiunge la profondità massima di tre chilometri per effetto della curvatura terrestre e termina al Gran Sasso, dove il fascio è 'fotografato' da un rilevatore e ne viene misurata la velocità. Quindi tranquilli, soprattutto i cittadini di Firenze che si trovano sulla traiettoria: il viaggio delle particelle, perfettamente rettilineo, non impegna nessuna struttura costruita dall'uomo; e nessuno potrà usare tale esperimento per giustificare una nuova TAV sotto il Trasimeno”. E il mondo continua a scombisciarsi dalle risate, ahinoi (vedi la pagina su twitter http://twitter.com/#!/search/realtime/%23tunnelgelmini)!
domenica 18 settembre 2011
padania e psichiatria
Conoscete un altro paese al mondo dove dei ministri, fra rutti, peti e pernacchie, invocano la secessione, battezzano i bambini e le trote con le acque inquinate di un fiume, si ornano di corna e di divise verdi senza che nessuno di buon senso chiami, non dico la polizia o la buoncostume, ma perlomeno un bravo psichiatra?
sabato 17 settembre 2011
Prostituzione
“Per la prima volta dopo 50 anni una normativa sul fenomeno della prostituzione...La prostituzione è un fenomeno che sta dilagando...Si teme che 20mila persone si prostituiscano contro la propria volontà. Sono ridotte in condizioni di schiavitù, attirate in Italia con lo specchietto del lavoro nella moda o nel cinema o nella televisione, poi costrette in appartamenti, private dei loro passaporti e dei loro documenti, utilizzate e poi minacciate di morte in caso rivelassero a chiunque questa loro condizione..per questo abbiamo fatto un disegno di legge che è intervenuto con delle pene elevate per chi sfrutta la prostituzione...per gli stessi clienti delle prostitute...queste pene siano molto giuste anche quando soprattutto queste prostitute sono minorenni e appaiono per il loro aspetto come tali“.
Dichiarazione di berlusconi alla presentazione del disegno di legge sulla prostituzione. Febbraio 2009. Alla conferenza stampa assiste il ministro della pari opportunità mara carfagna.
venerdì 16 settembre 2011
domenica 11 settembre 2011
Plan per il Corriere violato
Ho appena asciugata l’ultima lacrima del gran pianto per il Corriere stuprato. Mi ripeto ancora: come si fa a concepire sì osceno peccato? Tappare la bocca al più grande quotidiano nazionale, al re dei giornali, buondio, come si fa!? Susanna, l’hai fatta grossa. Imperdonabile leggerezza o dissennata faziosità, sei entrata nella storia nazionale per il l’ingresso sbagliato. Mentre imploriamo l’elegante De Bortoli così indegnamente offeso, di accettare, nel suo magnanimo aplomb, la nostra umile solidarietà di lettore fedele, traslochiamo dal tono ludico a poche osservazioni serie.
Cominciando con un senso di nauseata sorpresa per l’attitudine lecchina di certi leader sindacali degni di meno seria responsabilità: sollevare tanto chiasso, di ciarle dette e scritte, per un atto di solidarietà compatibile con più seria occasione è stata l’ennesima conferma di un’ostilità preconcetta verso la concorrente sindacale. E l’implicita condivisione di una colossale bufala: il diritto all’informazione violato. In un Paese dove l’unico “problema” dell’informazione è la sua diluviale straripanza la mancata deroga della Cgil ai lavoratori del Corriere è meno di un’estiva puntura di zanzara. I signori Bonanni e Angeletti (accidenti ai nomen omen), salvo rarissimi casi, hanno nel Dna politico la vocazione a contrastare le iniziative della concorrente Cgil. Anche sparando sublimi Kazzate. E’ stata forse impedita l’edizione on line? Trasferire un titolo da un dato giorno al successivo è questo orrendo disastro aziendale e delitto sindacale? O, addirittura, vulnus di civiltà?
Ma godiamoci qualche scampolo delle barbute esternazioni dei leader sindacali al lecca-lecca. Ecco il Bonanni dello storico lunedì strombettare, fiero e solenne: “E’ molto grave quello che è successo per il Corriere della Sera. E’ lesivo della libertà di informazione. Negli scorsi scioperi la Cgil aveva mantenuto l’equilibrio, invece questa volta ha minacciato l’uscita del quotidiano. L’unico a non uscire”. Nel sacro fuoco dell’indignazione, il passionale ha ceduto anche a qualche improprietà verbale: se il Corsera è stato l’unico quotidiano a non uscire, quel “minacciato” è debole al confronto con un rigoroso impedito. Anche se quell’unico è falso. Al primo assalto Bonanni, coraggiosamente, fa seguire il secondo, fregiato dai nomi colpevoli: “Camusso, come si vede con la vicenda del Corriere, invece vuole imporre la sua opinione. Dopo l’accordo del 28 giugno scorso è tornata nelle braccia di Landini”. Tra braccia e cognome, sembra che l’onesta Susanna se la intenda con uno sconcio talebano! Più sfumato Angeletti, se, per il “caso raro” incrimina “un clima teso oltre misura”, con “troppa contrapposizione e poco dialogo”. Con inevitabili “scontri tra diritti”, in fattispecie, “quello allo sciopero, da un lato, e quello all’informazione dall’altro”. Fatto deprecabile, “soprattutto se il diritto all’informazione viene sacrificato a danno di coloro che sembrano prospettare idee diverse”. Indi, il botto finale. “A Lei,dunque, caro De Bortoli, che ha dovuto subire le conseguenze di questi contrasti, va la solidarietà mia e della Uil tutta”. E la Camusso, come si muove in tanto clamore? Diremmo, con eleganza e determinazione. Puntando sul secondo sostantivo, eccone il testo, vibrante di quella fermezza-sfida che sarebbe stata bene nelle parole dei due maschi sopra onorati: “Il direttore de Bortoli ha ragione quando dice che sono pochi i giornali non usciti oggi [martedì 6 ], lo prendiamo come monito per essere più presenti nei giornali”. Il full stop è preceduto da questo secco memento: “lo sciopero è un diritto dei lavoratori”
Agli autori degli attestati di solidarietà a De Bortoli direi soltanto una parola, se ne valesse la pena: vergognatevi. Per aver montato una quaestio degna della veneranda Scolastica e del suo massimo campione, Tommaso d’Aquino, una quaestio (e querelle) di pure sonorità verbali in un momento di sventure reali per l’Italia. Anzi, per la sua parte senza difesa contro disoccupazione, carovita, tasse “semoventi”, governo incompetente, politici-casta e maggioranza di ingordi egoisti complici di ricchi e benestanti, teneri con gli evasori (braccati più a suon di stentorei annunci e verbose ciarle che di fatti e contatti) e con gli speculatori più o meno mascherati. Governo capace, infatti, di annunciare e subito rinunciare, a valle di sudici pigolii e ripulse criminali dei ceti-bersaglio, a un mini-prelievo di solidarietà, perfino di un prelievino del 5, poi del 3 % dei redditi da signori viziati e corazzati nel più turpe egoismo. Redditi da 300 mila euro in su! Quando si sarebbe potuto cominciare dai cento o novanta. Et altro non ci appulcro - diremo, in amarezza, col Poeta).
Anzi, sì: prendiamo in prestito da Dario Di Vico la domanda finale dell’editoriale Mettete un punto: “Che fine ha fatto il dimezzamento dei parlamentari?”
Pasquale Licciardello
mercoledì 7 settembre 2011
Ahi la matematica!
Qualche anno fa, quando silvio era giovane e pronto d'intelletto, affermò che aveva rimandato indietro il 137% di Albanesi. Tralasciamo le considerazioni umanitarie e fermiamoci ai numeri. Se mi arrivano 100 Albanesi e li rimando tutti indietro ne ho rimandato il 100%, ma come faccio a rimandarne indietro il 137%? Semplice! Aspetto che facciano dei figli. Quando i miei ipotetici cento Albanesi avranno fatto 37 figli rimando tutti indietro e raggiungo la percentuale del 137%. Miracolo italiano. Ma poi perché proprio 137? Semplice il 137 è un bel numero primo e gemello del 139 e sulla bellezza dei numeri primi ormai nessuno dovrebbe discutere.
Da alcune recenti intercettazioni il nostro afferma "...ma cosa dici? io di gianni letta mi fido al 100%. Anzi, cosa dico... mi fido al 100 per 1000...". Risate dei prof comunisti di matematica: il 100 per 1000 fa il 10%. Embè? E' proprio quello che silvio voleva dire: di letta si fida pochino, anzi quasi nulla! Come dargli torto?
Da alcune recenti intercettazioni il nostro afferma "...ma cosa dici? io di gianni letta mi fido al 100%. Anzi, cosa dico... mi fido al 100 per 1000...". Risate dei prof comunisti di matematica: il 100 per 1000 fa il 10%. Embè? E' proprio quello che silvio voleva dire: di letta si fida pochino, anzi quasi nulla! Come dargli torto?
sabato 3 settembre 2011
Generosità
Il premier berlusconi aiutava tarantini, noto procacciatore di prostitute, momentaneamente in difficoltà, con generose elargizioni. Ventimila euro al mese per i generi di prima difficoltà: pane, acqua e ... Si sa berlusconi è "cuore grande". Mi chiedo: la sua generosità vale anche verso i poveri disgraziati?
Caccia ad ostacoli
Caccia a Gheddafi e ai figli casa per casa: è un sonante titolone del Corriere della sera (26 agosto). Indi trarrem gli auspici. Cominciando col rammentare che tre mesi fa titoli altrettanto trionfali (eppur meno venatori) davano Gheddafi per vinto finito spento. O appena giù di lì. Ora non giureremmo sulla medesima taratura del notizione (ma sì, un tale scoop merita la promozione al…sesso.forte!), tuttavia, come sfilarsi di dosso l’ingombrante pastrano di quel precedente? La guerra libica, questo lercio abuso criminale spacciato per medicina democratica e umanitaria, ci ha ammannito tante di quelle bufale da rendere impervia l’accettazione d’amblé anche delle notizie meglio confezionate.e tambureggianti. Né l’excursus di occhiello e catenaccio aiuta quel boccone rancido a scendere per la gola. Suona il primo: “L’annuncio dei ribelli: l’abbiamo circondato, ormai è in trappola”: ed ecco l’abbaio dello sbruffone. Al quale si accoda la più grande meraviglia del secolo, il nostro premier delle sorprese, sempre pronto a cogliere occasioni d’ impicci fregoliani. “Berlusconi: aiuti economici al nuovo governo”. Meno risibile il catenaccio, che risponde al titolone, capovolgendone, in parte, la prematura iattanza: “Ma il Raìs in un audio: ripuliremo Tripoli, la Libia non è di Francia e Italia”. Che sono parole, forse, di puro azzardo, ma suonano bene contro il sinistro tambureggiare di missili infami aureolati di menzogne cubitali, ma capacissimi di seminare vittime civili. L’articolo di Lorenzo Cremonesi inizia con questo scampanante avallo del titolo: “A Tripoli continua casa per casa la caccia a Gheddafi. Quando i ribelli hanno annunciato di averlo trovato e messo in trappola, il Raìs ha risposto con un audio diffuso dalla tv in cui ha chiesto ai suoi di ripulire la città e affermando” quanto riferito sopra. E qui siamo a parole da leader, qualunque altra cosa possa rivelarsi, domani, il Raìs Proteo. Che qui non si vuole affatto santificare, ma soltanto rendere più credibile del ritratto mediatico ostilmente polarizzato. L’omaggio finanziario di Berlusconi al Consiglio nazionale provvisorio libico durante l’incontro col suo presidente Mahmoud Jibril consiste, per il momento, nella promessa di scongelare “fondi libici per un totale di 350 milioni di euro”. Più “aiuti e garanzie di sostegno umanitario”.
Mentre i macellai Nato discutono sul modo di dividersi la proverbiale pelle (per intendere la ghiotta carne-petrolio-gas) dell’orso ancora vivo e libero, il Corsera affida a Massimo Nava il compito della descrizione del libico futuro democratico a gestione-protezione Nato. Ed ecco l’editoriale dipingere Il Paese che verrà. Il primo capoverso ha l’aria dell’introibo prudenziale: “Con la sola eccezione della caduta del Muro di Berlino, non si ricorda[no] un crollo di regime, in ogni angolo del pianeta, senza una coda di violenze e di più o meno lunga instabilità. E’ dunque prematuro parlare di futuro democratico per la Libia del dopo Gheddafi. Ciò che è certo, in queste ore convulse, fra l’euforia dei fuochi d’artificio e la pena di decine di cadaveri per le strade di Tripoli, è che un’epoca si è chiusa.” E amen, per quelle decine comprensive anche di feroci bambini. Quali, poi, siano, alla luce dei futuribili, i vantaggi di questa chiusura è tutto da verificare per il molto democratico Occidente e per l’intraprendente manipolo di suoi eroici ghiottoni al petrolio, Francia-Sarkozy e Gran Bretagna-Cameron in testa, con dietro, e un po’ defilati, complici più furbi. Situazione adombrata da Nava in termini di onestà documentale: “Probabilmente, gli amici di ieri e gli ultimi alleati di oggi del Raìs scriverebbero un’altra storia, per contestare quella che, nei secoli dei secoli, viene scritta dai vincitori o presunti tali, da coloro che hanno cominciato una rivoluzione appunto per vincerla e da quanti hanno compreso, più o meno rapidamente, da quale parte stare”. A questo punto l’editorialista azzarda “alcuni dati oggettivi” che, invece, sembrano in debito di oggettività. “Il primo è che la fine della dittatura viene salutata dalla stragrande maggioranza della popolazione libica e non solo dai miliziani ribelli. Il secondo è che la caduta di Gheddafi rende meno sicuri altri dittatori, contribuendo a rendere irreversibile, sia pure fra molte incertezze, la primavera araba (durante la quale, è bene ricordarlo, non è stata bruciata una sola bandiera americana). Il terzo è che l’intervento militare ‘esterno’è stato deciso a sostegno di una rivoluzione in atto, che rischiava di essere stroncata nel sangue, spegnendo anche le speranze di milioni di giovani arabi”. L’autore non tace la problematicità dell’iniziativa Nato, non evita confronti con altre imprese con la stessa targa, o addirittura più vasta e di esito catastrofico, come “il tragico tentativo di esportazione della democrazia in Iraq”. Né si nasconde che “probabilmente [?] si continuerà ad argomentare sugli interessi petroliferi in gioco, sui calcoli elettorali di Sarkozy, sulle titubanze italiane, sulla non nuova contraddizione fra ideali generalizzabili e la loro applicazione pratica: limitata, non estensibile ovunque e in ogni stagione, come limitate sono per forza di cose le vicende umane”. Insomma, Nava cede alla umanissima tentazione del mea culpa, sed, e in sostanza riconosce la fatalità delle contraddizioni operative che inquinano anche le più altruistiche (!) ragioni della politica. Ma, invece di dare un chiaro benservito alle puritane illusioni fa l’acrobata dell’eterno alibi: meglio poco che niente. Commovente quando inciampa nel macigno titanico della Cina: “E’ al tempo stesso banale e triste ricordare che non è possibile mettere sotto embargo la Cina per la libertà del Tibet o che un attacco militare alla Siria innescherebbe scenari più complessi che in Libia”. E allora? Allora si crogiola a festeggiare i successi conseguiti dalle iniziative occidentali in accidenti (viva la cacofonia) diversi con una sfilza di “è un fatto che…” distribuiti su un ampio ventaglio, contro i disastri tipo Iraq. Tra tanti “fatti che” si celebra il tempismo della combinata Francia-Inghilterra, si festeggia il culo, pardon, la fortuna, di Barack Obama che succhia “il successo di una missione conseguito con costi e tempi infinitamente più ridotti della fallimentare operazione irachena”, si festeggia l’abilità di Europa e Nazioni Unite che hanno “saputo offrire una cornice di legalità e ottenere il via libera della Lega Araba”. E pazienza se quelle Nazioni Unite hanno sempre perso la faccia contro l’arroganza di un Israele che ha fatto sprezzante pipì sopra ogni loro condanna dei suoi criminali eccessi “auto-difensivi”contro palestinesi e arabi in genere (compresi i culmini biblici di Tell al Shatar e di Sabra e Shatila). Infine il realista Nava boccia la neutralità della Germania, “così rigorosa nel dettare da prima della classe le condizioni dell’economia europea, così timida nel comprendere che il futuro dell’Europa non è soltanto una questione di bond e tassi d’interessi”. E chiude, Nava, con un coerente sospiro di realismo deluso: “Eppure, proprio a Berlino, dovrebbe essere più facile sentire in quale direzione soffia il vento della storia.” Con tanti inchini ai civili sacrificati da quel vento senza vista e con tanto ventre. Ecco, insomma, il meglio che la civiltà democratica dell’Occidente più o meno nostalgico di crociate sa dare alla Storia, inascoltata magistra vitae, fertile di stragi e deliri.
Lo stesso numero del Corriere dedica il suo “Primo Piano (pag 11) al tema La battaglia di Tripoli. Gli scenari. Con un servizio sull’incerto destino futuro delle donne arabe, di Cecilia Zecchinelli (Se le primavere arabe tradiscono le donne) e una “memoria” nostalgica dell’ebreo Roger Abravanel (La mia Libia d’0ro profanata dal Raìs). La riflessione sul possibile futuro delle donne arabe gode di un realismo degno di lode sui tempi e le difficoltà dell’emancipazione: “ci vuole tempo, perché società dominate da religione e tradizioni ancora in gran parte rurali o beduine, con povertà e ignoranza diffuse, un passato (e presente in Egitto) gestito da militari escano dal tunnel del maschilismo.” L’autore ebreo rievoca la cacciata degli ebrei all’avvento di Gheddafi: un’operazione infame, ovviamente, e tanto più quando alla pura espulsione si aggiungevano carognate varie e violenze fisiche. E fa riflettere su come queste violenze siano state (e a Gaza siano ancora e quotidianamente) “applicate” dagli israeliani contro arabi dell’intero Medio Oriente, senza che mai un figlio di Sion o un democratico occidentale senta l’impulso etico di condannarle.
Altra riflessione ci viene ispirata da un titolo del Corriere del 27 agosto, che più lugubremente chiaro non poteva essere: In Libia è l’ora delle vendette. L’occhiello suona:“L’Onu indaga su atrocità commesse dalle due parti. Centinaia di corpi abbandonati in ospedale”. Significativo l’incipit del servizio di Lorenzo Cremonesi: “L’ultimo nascondiglio di Gheddafi potrebbe essere a Sirte. La segnalazione viene da fonti dell’Eliseo. La Francia guida la caccia al Colonnello, mentre Nato e guerriglia libica coordinano gli sforzi per stringere d’assedio la città”. Come vediamo, il Galletto gallico è sempre in testa al corteo: se la coalizione si sbrigherà a catturare il Colonnello, la parte leonina del merito andrà a questo presidente miserello ma gonfio di pretese: come farsi grande, altrimenti, agli occhi della grande Carlà? E come prepararsi a diventare il prossimo inquilino dell’Eliseo?
A noi, poveri lettori senza stemmi e palazzi, suona più incisivo, nella sua brutalità, l’occhiello di quel titolone. Anche per il fatto (banalmente iterativo, nella storia remota o recente) che i media, sempre pronti a civettare con la faziosità, calcano la mano sui crimini della parte “non democratica” e minimizzano su quelli dei nostri, cioè delle forze democratiche per destino e “designazione”. Come appare anche dagli ultimi servizi su quella tragedia offerti dal Corsera del 31 agosto sotto titoli e titoloni. Ecco il principale: Ultimatum ai gheddafiani. “ Quattro giorni per la resa”. Anche questo “occhiello”, infatti, veicola informazioni di ardua garanzia su presunti massacri dei gheddafiani: “Nella caserma del figlio dei Raìs Khamis trucidati 80 prigionieri”. Notizia-bufala? Quanto meno sospetta.di.enfatizzazione. Più credibile il “catenaccio”: “L’ultima roccaforte di Sirte. Fosse comuni a Tripoli”. Interessante l’ultimatum del “governo rivoluzionario”: Ultimatum ai gheddafiani. “Quattro giorni per la resa”.Che più esteso suona: “Deponete le armi, accettate subito di trattare la vostra resa. Se non lo farete entro i nostri termini, saremo costretti ad agire per via militare e colpiremo determinati, inflessibili”. Inutile ricordare che la iattanza “democratica” dei ribelli succhia tutta la “coraggiosa”energia dall’impegnatissima garanzia targata Nato. La quale al momento non bada a certi sintomi di flessione religiosa che, a successo ottenuto, potrebbero svilupparsi in senso islamista. Non sarebbe la prima volta che una rivoluzione nata libertaria e democratica (specialmente per impulso giovanile) sia degenerata, più o meno presto, in nuova e più perniciosa tirannide, quella pretesca, appunto. Inquietanti sono già gli eccessivi sorrisi del leader ribelle Mustafà Abdel Jalil ai sacerdoti in occasione della fine del Ramadan. Gheddafi un despota? Sì, ma con una sua strategia di equilibrio tra regioni e tribù e scalini sociali che ne ha garantito per più di quattro decenni un potere amato o rispettato dal pur vario popolo nella sua maggioranza. Intanto il portavoce della Nato a Bruxelles, colonnello Roland Lavoie, dichiara: “Potrebbe ancora avvenire che la città [Sirte, estrema roccaforte gheddafiana]. cada senza sparare un colpo. Abbiamo assistito negli ultimi giorni a interi villaggi pro Gheddafi che, una volta circondati, si sono arresi in modo relativamente indolore”. Auguri. Una curiosità laterale: un articolo di Maria Teresa Natale sullo stesso Corsera (Quei software occidentali usati dal regime denuncia, in sostanza, la stretta collaborazione mercantile tra Gheddafi e le potenze del democratico Occidente. Tutte, nessuna esclusa. Anzi, l’aggettivo incollato agli affari sa di restrizione benevola, visto che le forniture al Raìs comprendevano sofisticati prodotti elettronici usati dal regime per spiare gli oppositori. Scandalo? Ma no, ordinaria amministrazione del business universale.
Ultimissime da Repubblica on line: “Road map per la nuova Libia “Costituente in 8 mesi, elezioni in 20” Nuovo audio di Gheddafi: Che promette “Guerriglia estenuante”. Il Raìs respinge ogni (umiliante) accordo di resa. Si prepara l’assalto finale. Gheddafi Wanted è un nuovo ruggito del leone “liberatore”. Un leone a dipendenza straniera e insidiato dall’islamismo totalizzante. Che a tanti democratici di oggi farà rimpiangere il diavolo Gheddafi, un laico non privo di colpe, ma immune dal veleno del fanatismo religioso. Il quale, intanto, ha provveduto a mettere in salvo la famiglia. E a confondere i tagliagola che gli danno la caccia. L’espressione non sembri eccessiva: c’è già chi grida “va ucciso”. Ma la caccia continua ad essere ad ostacoli. Rinnovati e riciclabili.
Pasquale Licciardello
giovedì 25 agosto 2011
Cronache di regime
1. Terremoto dell'Aquila. Gli abruzzesi ancora aspettano i soldi per la ricostruzione ma qualcuno pensa bene di stornare 20mila euro dei fondi ricostruzione per erigere, a memoria imperitura, un busto a guido letta, prefetto fascista e zio del sottosegretario. Come se non bastasse al fascista letta viene dedicata "Piazza Risorgimento" che, forse per festeggiare in modo originale il 150° anniversario dell'Unita d'Italia, ora si chiamerà "Piazza gianni letta".
2. Sempre sui fondi del terremoto. Ecco come la Regione Abruzzo ha speso i fondi terremoto: convegno sul federalismo (20mila euro), campionato del mondo di hockey a Roccaraso (50mila euro), spese di "comunicazione istituzionale" (50mila euro), eventi del cartellone estivo (70mila euro), premio cinematografico intitolato alla memoria di Pietro Taricone (30mila euro).
3. Non ti scordar di me. Ricordate l'ex. ministro brancher costretto alle dimissioni e poi condannato con sentenza definitiva a due anni? Ebbene, come pubblica l'Espresso, il governo lo ha nominato presidente con pieni poteri di un nuovo ricchissimo ente l' "Odi" ("Organismo di indirizzo"). E' il primo caso al mondo di un pregiudicato a cui viene affidata la gestione di un ente pubblico.
4. mariastella gelmini la ministra dell'istruzione, meglio nota per avere conseguito l'abilitazione di avvocatessa in quel di Reggio Calabria, ha pensato bene di dire la sua sull'inettitudine dei popoli del sud: "I meridionali sono scrocconi, si fanno mantenere dagli altri. La Lombardia paga per chi vive al di sopra delle proprie possibilità".
2. Sempre sui fondi del terremoto. Ecco come la Regione Abruzzo ha speso i fondi terremoto: convegno sul federalismo (20mila euro), campionato del mondo di hockey a Roccaraso (50mila euro), spese di "comunicazione istituzionale" (50mila euro), eventi del cartellone estivo (70mila euro), premio cinematografico intitolato alla memoria di Pietro Taricone (30mila euro).
3. Non ti scordar di me. Ricordate l'ex. ministro brancher costretto alle dimissioni e poi condannato con sentenza definitiva a due anni? Ebbene, come pubblica l'Espresso, il governo lo ha nominato presidente con pieni poteri di un nuovo ricchissimo ente l' "Odi" ("Organismo di indirizzo"). E' il primo caso al mondo di un pregiudicato a cui viene affidata la gestione di un ente pubblico.
4. mariastella gelmini la ministra dell'istruzione, meglio nota per avere conseguito l'abilitazione di avvocatessa in quel di Reggio Calabria, ha pensato bene di dire la sua sull'inettitudine dei popoli del sud: "I meridionali sono scrocconi, si fanno mantenere dagli altri. La Lombardia paga per chi vive al di sopra delle proprie possibilità".
Liberate Francesco!
A 11 giorni dal rapimento di Francesco Azzarà, logista del Centro pediatrico di Emergency a Nyala, ancora non sono pervenute rivendicazioni né richieste di riscatto.
Stiamo lavorando per portare a casa Francesco il prima possibile; le indagini proseguono con la piena collaborazione del governo sudanese e del ministero degli Affari Esteri italiano.Ringraziamo tutti i cittadini che in questi giorni hanno manifestato la loro vicinanza e solidarietà.
Ringraziamo anche le numerose istituzioni che hanno espresso il loro sostegno attraverso il proprio sito web o esponendo la fotografia di Francesco. Invitiamo Comuni, Province e Regioni a chiedere con noi la liberazione di Francesco.
www.emergency.it
martedì 23 agosto 2011
Tempesta continua
Aspettiamo il sereno, e continua la tempesta. Ad ogni segnale di meteo in evoluzione pietosa si accende la fiammella della speranza, ma non si fa in tempo a sospirare un “finalmente” che la bufera riappare, grintosa più di prima. Quello che non cambia (se non per minimali dettagli retorici) è il coro dei commenti mediatici, l’orchestra dei distinguo, dei pareri tecnici, nella gara a chi pretende di offrire migliori farmaci per la sempre più costernante patologia del cosiddetto sistema.
Ecco alcuni titoli del quotidiano di opposizione più coriaceo e costante, La Repubblica, versione on line (10/8/2011,ore 19,30): “Wall Street in caduta, Milano chiude a -6,6%. Timori sul debito francese, affondano le banche. Borse europee a picco, Parigi annuncia piano antideficit”, eccetera. Assaggini di testo. “La giornata. Perdite pesanti su tutti i mercati. Piazza Affari crolla con i titoli finanziari”. Consob, “Vendite allo scoperto nei limiti”. “I rumours sul possibile down grade della Francia scatenano il panico. In rialzo spread Btp-Bund.” In tanto sfracello, qua e là s’insinua un pigolio di speranza, quasi tirato per la coda:.“Bene l’asta dei Bot”. “La Fed non alzerà i tassi fino al 2013”. Naturalmente affiora anche il capino dell’esperto che ci spiega Chi allontana gli investitori. Ecco in campo Carlo Clericetti: “Gli Investitori disertano piazza Affari” La colpa? E’ “dell’immagine italiana all’estero. Le troppe incertezze sul futuro del Paese e sulle decisioni del governo tengono lontani gli acquirenti dal mercato azionario” E butta giù un’accusa al vetriolo: siamo “Commissariati”. Addirittura! Ora, non è che la metafora catastrofica sia del tutto sfasata con la sostanza del dramma reale, ma non si può obliterare la circostanza che siamo dentro gli incontrollabili vortici di una bufera generale, estesa dagli Usa a tutta l’Europa. In tale ampiezza di contesto come si potrebbe legittimare un restringimento polemico siffatto? Lo sappiamo: homini sumus, nihil humani a me alienum puto: a cominciare dalla tentazione di accusare sempre il nemico per i nostri guai. Non bastano le sue responsabilità reali?
Tremonti, il ministro-mago, ha una ghiotta occasione di sfogare la sua sempre meno mascherabile vena sadica. A stento frena il ghigno dei suoi diktat: dobbiamo, sentenzia, “ristrutturare la manovra”. La quale, non essendo il candidato a tanta ristrutturazione, un vecchio casale, ma il destino matematico della nostra carne, costerà lacrime e sangue. Un sanguigno politico della c.d. Prima Repubblica definiva la politica un coktail di sangue e cacca (ma lui chiamava la cacca col nome proprio). Tremonti non è meno immaginoso, anzi il suo Titanic egalitario è già stato promosso a parabola storica, ma predilige immagini meno plebee. Lacrime e sangue, dunque. Si potrebbe impetrare dagli Oscuri (timida immagine personale della dismessa Provvidenza) un tasso di rassegnazione patriottica, quanto penitenziale. Ma, ahinoi, a tanta virtù cristiana si oppone la malignità subdola dei manovranti. La manovra, infatti, onora un vecchio codice truffaldino: “paghiamo tutti, per pagare meno”, la cui lettura corretta suona questa fregatura: paghiamo tutti perché paghino, in realtà, solo i poveri. Non che i ricchi non siano costretti a disturbare il pingue portafoglio, ma il loro “obolo” non gli sposta un capello dal cranio, mentre quel pagare dei poveri (dai piccoli borghesi, che pareggiano al limite il bilancio, ai miserabili che non hanno alcun bilancio) rade fino al cuoio capelluto. Per non dire di un fenomeno di recente evoluzione: tentare di far pagare due volte chi ha già pagato, per esempio, la bolletta dell’acqua, chiedendo la ricevuta vecchia perfino di 10-15 anni! Caso accaduto, ripetutamente, in un ramo della parentela, e insomma in questa Sicilia dai primati storici così spesso negativi fino al paradosso. Ancora più raffinata, in chiave di sadismo amministrativo, è la pretesa di far pagare a chi non ha soldi bastanti a garantirsi ogni giorno colazione e cena gli errori contabili dei funzionari delle Agenzie del Welfare. Quando, poi, la Lega s’intigna con la sua recitata indignazione -tipo: “Esclusa ogni patrimoniale”- non si vede il volto popolare di quel no paseran, considerato che una patrimoniale sui beni dei miliardari dell’Italia liberista e carogna non sarebbe che un doveroso, quanto opportuno, atto di probità. Mentre tassare di più le rendite sul Debito sovrano livellando pescecani e poveri diavoli al di sotto dei 200.mila euro di capitale raccolto a briciole sarebbe (sarà?) l’ennesima vigliaccata temeraria di questa classe politica pletorica, bugiarda, ciarlona, incollata al suo particulare. E sia detto, ovviamente, con rispetto delle minoranze (non proprio affollate) degli onesti e capaci, militanti nelle file delle opposizioni più marcate e decisamente popolari (al di là delle ufficiali qualifiche e nomenclature).
Nell’ottica di quel rispetto, si comprende bene perché la Camusso, segretaria della Cgil, attacca (ma quasi con delicatezza) il recente incontro governo-parti sociali come “non all’altezza”. Il premier annuncia un consiglio dei ministri. con obiettivo “Pareggio di Bilancio entro il 2013 e nella Costituzione”. Una furbata (direbbe Di Pietro), quella coppia, data-Costituzione, per giocare la solita partita truccata dei grandi annunci seguiti da zero fatti o micro-iniziative. Ma ora c’è lo smottamento generale, cui fa drammatica eco la serietà di Gianni Letta, sottosegretario e consigliere del principe: “Scelte rapide, è precipitato tutto”. A ridosso del consolante annuncio, ai sindacati non resta che lo sforzo minimale di un auspicio-monito:“Ci vuole equità”. Più diretto e deciso, il pur alleato Bossi, a nome dell’intero Carroccio, si dichiara “contrario a interventi contro pensionati e realtà produttive”. Certo, dal dire al fare, poi, c’è di mezzo il proverbiale mare. Attendiamo. Sperando in qualche spiraglio.
Che arriva, “scampanato”, da titoli come i seguenti della Repubblica on line (11/08/2011, ore 19): “Borse, l’Europa riprende a correre, Milano vola con le banche, più 4,1%”. Ma lo spiraglio, che respira corto, non previene l’inevitabile “scontro su Tremonti” e le sue ricette tossiche: “Tasse su rendite, libertà di licenziare”. Così il tremendo superministro, dritto e affilato dietro una maschera malriuscita di emotività solidale. E se si volesse ricordargli la drammatica realtà sociale tradotta in cifre sul Corsera dello scorso 16 luglio, lui farebbe spallucce, infastidito del doversi ripetere: “è forse colpa mia? Sono forse il custode di mia sorella Società in sofferenza di povertà?” Ché di questo si tratta, come canta in lacrime già il titolo: “Povertà per 8 milioni di italiani. La soglia critica dei 990 euro. Con l’occhiello che dettaglia queste lacrime:“I più poveri tra i poveri”sono tre milioni. Cifre dell’Istat. Recita il testo, correggendo in parte il titolo in augendum: “Ci sono quelli che l’Istat chiama i ‘più poveri tra i poveri’, e sono oltre tre milioni di italiani, un milione e 156 mila famiglie, il 5,2 per cento della popolazione e il 4,6 per cento delle famiglie. Sono quelli che vivono in condizioni di povertà assoluta, quelli che […] non riescono a procurarsi ‘l’insieme di beni e servizi considerato essenziale per uno standard di vita minimamente accettabile” Ebbene, cosa inventa Tremonti per sanare questa violenza disumana non dichiarata (forse perché, da parte delle vittime, non ci sono ancora grida e spari)? La supermanovra da 45 miliardi e mezzo distesa sul letto di un triennio, con tutti gli abusi su “i soliti noti” destinati a pagare sempre, per dirla con Scalfari. Il quale, nel suo editoriale della domenica, definisce la manovra “una schifezza”, illustrandone le storture, le furbizie, le reticenze a vantaggio dei Paperoni e a scorno dei pulcini del ceto medio--popolare. E chiede pure, il vampiro di Transilvania GiulioTremonti, l’una tantum di solidarietà ai percettori di redditi superiori ai 90 mila euro lordi l’anno. Non si stenta a capirlo, visto che appartiene alla categoria dei paperoni. Lo si capisce pure quando del suo monumentale reddito si serve per pronunciare la sua (pretesa) inattaccabilità dal virus dell’ingordigia border-line, o palesemente (fiscalmente) scorretta. Ecco sue storiche esternazioni:“Ho guadagnato molto, ero il primo contribuente della Camera. Ma ho sempre mantenuto uno stile di vita sobrio, e non ho mai avuto bisogno di favori”. Per sì luminosa evidenza, dunque, con la vicenda incardinata sul dinamico signor Milanese lui non c’entra niente (ripete), ma i fatti dissero (e van ripetendo) il contrario. Non risparmia neppure le iperboli ricattatorie, il Riccioluto: “Chi mi attacca danneggia il Paese”. Il quale, già di suo, si scopre bersaglio elettivo di chiare manovre speculative. Dati i mal nascosti sfrigolii tra lui e il premier, non sembra un eccesso di ostilità moralistica intravedere in quella “precisazione” sul Paese minacciato una chiamata di correità antipatriottica per don Silvio. Ma vediamo alcuni punti della supermanovra. “Tassa straordinaria sugli assegni d’oro e minore indicizzazione al costo della vita. Sulle pensioni più ricche scatta, dal 10 agosto 2011 e fino al 31 dicembre 2014 un prelievo straordinario del 5% sugli importi superiori a 90 mila euro lordi l’anno e fino a 150 mila euro, del 10% per la parte eventualmente eccedente. A formare l’importo concorrono anche i trattamenti di pensioni complementari. Inoltre si riduce per il 2012 e il 2013 l’adeguamento degli assegni all’inflazione” Et altro non ci appulcro, diremo con padre Dante.
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Interrotta lo scorso11 agosto, riprendiamo oggi, 20, la stesura di questo sfogo anti-nevrosi, constatando la non auspicata conferma al suo titolo poco allegro. Da quella data non è passato giorno senza titoli, e annunci mediatici di schietto allarme in crescendo, e altrettanto drammatici resoconti commenti analisi tecniche e proposte pedagogiche per una lotta vincente alla deriva drammatica delle economie europee. Ma invece di segnali incoraggianti (che non fossero fuochi fatui) si è avuta una specie di fatalità dell’inarrestabile. Che sembra prevista da un titolo del Corsera del 4 agosto: Niente tregua, Borse e Bpt giù .Ma il primo allarme del presente “aggiornamento” grida da questi titoli della torinese Stampa del 19 agosto. Titolone di taglio centrale, caratteri “ciclopici”: Borse, panico da recessione [titolo in senso stretto]. ‘Morgan Stanley taglia le stime della crescita mondiale. Male bancari e industriali. Petrolio a picco, l’oro su valori record’ [occhiello]. “L’Europa brucia 300 miliardi, è il peggior crollo dal 2009. Milano maglia nera” [catenaccio]. Gian Enrico Rusconi, nell’editoriale cupo già nel titolo, Governare senza crescita, fin dal primo capoverso suona le annunciate campane a lutto:“Come si governa una società senza più crescita? Una società che verosimilmente non avrà più crescita nel senso e nella misura in cui gli economisti e i politici l’hanno intesa sino a ieri? La classe politica dirigente europea non sembra essere in grado di rispondere a questa domanda cruciale”. “Europea”: dunque nemmeno la tedesca? Nemmeno “lei”. La famosa Angela Merkel, cancelliere dei miracoli, già vacilla, incalzata da certo nervosismo dei suoi elettori e del partito, allarmati, gli uni e l’altro, dalla crisi non meno degli altri soggetti europei, a dispetto del vantaggioso confronto delle rispettive economie. Insomma, la bufera minaccia anche la roccaforte tedesca. Del resto, la visione politica che l’ha ispirata rimane angustamente limitata, cioè “schiettamente conservatrice, sia pure nel senso nobile della tradizionale democrazia cristiana tedesca”
A sua volta il Corsera del 20 rinnova l’allarme: “Un’altra giornata pesante per i mercati. Piazza Affari in coda: perso quasi il 2,5% [occhiello] Borse, Milano soffre di più [titolo] Bruxelles rilancia gli Eurobond. No di Merkel e Sarkozy [catenaccio]. Questi due polli sapienti, galletto e faraona! Il tandem dei responsabili al di sopra delle comuni sofferenze e delle altrui limitazioni “euristiche”, pretende di tenersi fanaticamente lontano dai comuni leader politici. Recita, nei fatti, l’oraziano odi profanum vulnus et arceo? Ma, abusando del latinorum, Cui prodest tanta boria?.Incipit e primo capoverso del testo corseriano: “Borsa ancora in caduta in tutta Europa. Milano chiude con il risultato peggiore. I mercati finanziari scontano i timori di una nuova recessione che potrebbe partire dagli Stati Uniti”. Questo pantano emozionale ingrassa i beni rifugio, e principalmente il coriaceo oro: la quotazione del quale “ieri ha raggiunto il nuovo massimo storico: 1877 dollari all’oncia”. L’“analisi di una storia” ci propone un giudizio stagionato di Massimo Gaggi, Lehaman e noi. Una crisi in quattro anni. Gustiamone un assaggio: “Da Ben Bernanche a Umberto Bossi. Quattro anni di una crisi estenuante che pochi hanno capito nella sua dinamica e nelle conseguenze –una crisi che purtroppo non ci lascerà tanto presto —possono essere raccontati anche così, ponendo ai suoi estremi due facce assai diverse”. Ma siccome il nostro discorso si è gonfiato troppo, rinunciamo a ri-degustare qui la ghiottoneria gaggese lasciando spazio alla disperazione del nostro Stato maltrattato, che pensa quanto annunciato dal seguente titolo: Vendere uffici e caserme. Il piano per fare cassa. Testo-sommario: “Le dismissioni del patrimonio immobiliare dello Stato e la revisione del contributo di solidarietà per tener conto della composizione del nucleo familiare sono le ultime proposte per risanare i conti pubblici”.
Intanto, la Chiesa, generosa com’è, sul filo del Vangelo, ci dà una mano con la voce del cardinale Bagnasco che definisce “impressionante” l’evasione fiscale italiana. Ed è stata l’accensione del proverbiale fiammifero dentro un pagliaio: i blog gli hanno ricordato che santa madre Chiesa non paga tasse al nostro Stato, sprecone e lecchino, per un bel gruzzolone di miliardi. Infuria, intanto, la fiera delle esternazioni sulle ipotesi di novità nella manovra in cantiere, mobilizzando la platea politica maggiore e minore, dal Parlamento alle salette dei piccoli comuni. E la proposta di dimezzare l’operosa legione dei parlamentari “scuote il Palazzo”. Dietro la “scossa” crepita una realtà pelosa (di egoismo brado): “Metà dei parlamentari ha il doppio incarico e diserta l’Aula”. Non bastassero le rogne serie, si mobilitano anche le città della Lega a rompere l’anima ai signori governanti e al non più invulnerabile Bossi. Dice il Corsera citato: “Parte dal Veneto la rivolta dei sindaci del Carroccio”. Ed è un “classico”: appena si accenna a parlare di risparmi con tagli, enti e prebende minacciati intonano il canto della lacrimante e minacciante Protesta. Sì, è la solita, classica, monotona storia: “Non nel mio cortile!”.Intanto don Peppino De Rita ci regala uno dei suoi pungenti editoriali per lamentare l’implicito del titolo: Parti sociali, timide idee . Ovvero: “Più tavole che proposte”. Ne riportiamo soltanto il rombo dell’incipit: “Nel recente convulso accavallarsi di annunci, fenomeni e disinneschi della crisi finanziaria, non tutti i soggetti collettivi, politici come socio-economici, sono riusciti a capire e difendere le proprie filosofie di sviluppo e al limite i propri interessi. / In particolare, un soggetto è apparso in grande difficoltà: il mondo che chiamiamo ‘forze sociali’, quell’insieme cioè delle organizzazioni che rappresentano i diversi interessi imprenditoriali, sindacali, categoriali. Non si è vista traccia di una loro idea, iniziativa, proposta, mentre il governo era obbligato a inventare e correggere una molteplicità di ipotesi e interventi. Eppure erano state le forze sociali a segnalare l’urgenza di muoversi; era stato il presidente dell’Abi, Mussari, a redigere un drammatico documento” sul rischio che correvano (e corrono) le banche: di essere travolte dal caos dei mercati di titoli. E perfino quello di essere svendute. Il benemerito Mussari ha raccolto un bel bouquet di firme autorevoli per la sua meritori difesa. Sia lode al merito. Cosa che non si può dire della maggioranza politica al governo, incapace di sposare .“l’idea di ripetere l’indimenticato, mitico 1992-93”
Un attacco assai più demolitore ai nostri governanti (un nostri allargato all’intero Occidente!) viene dall’editoriale, non insolitamente furioso, di Ernesto Galli della Loggia, su “La debolezza delle leadership”, dal titolo sonante, anzi scampanante: Governanti del nulla Ne riportiamo l’incipit, che poi è un lungo capoverso: “Nonostante gli sforzi di Merkel e Sarkozy per apparire due veri statisti, o l’impegno di Obama per apparire un presidente capace di tenere tutto sotto controllo, le opinioni pubbliche occidentali si rendono sempre più conto che in realtà, oggi, nessuno dei propri governanti tiene sotto controllo un bel nulla. E tanto meno riesce a immaginare una qualche via d’uscita da una crisi che ormai sembra avviarsi ad essere di sistema. Proprio nel momento peggiore della sua Storia postbellica l’Occidente, insomma, scopre di essere nelle mani di leader privi di temperamento, di coraggio e soprattutto di visione.”.Giudizio duro, dunque, ma anche ponderato, equanime, realistico? Non è questo il luogo per una dissezione anatomica tignosa, ma, a volo di uccello (speriamo, della pace!) diremmo che lo si può condividere all’80-90%. Una motivazione? Le differenze tra l’una e l’altra personalità non scavano solchi profondi.
Intanto, la tempesta continua a rombare già dai titoli. Eccone alcuni dal Corsera del 21. Manovra, i punti di Berlusconi Occhiello: Unioncamere: 88 mila posti persi nel 2011. Allarme per le giovani famiglie indebitate (occhiello). Pensioni, prelievo, Iva: “Niente rigidità, decida il Parlamento”. Questo “catenaccio” veicola la voglia-necessità del premier di apparire liberale, democratico, istituzionale. E’ la sua solita tattica: quando non può ottenere il totale, il Berlù si accontenta del parziale: L’importante è “regnare”. Ecco un sommarietto dell’articolo: “Ipotesi Iva su di un punto e pressing su Bossi per le pensioni. Così il premier Silvio Berlusconi [ce n’è forse un altro?] intende cambiare il decreto. Palazzo Chigi avvisa: niente rigidità, decida il Parlamento. Intanto la crisi stringe sempre più le giovani famiglie: solo 3 su 10 risparmiano. E per il lavoro si annuncia una ripresa difficile. Unioncamere infatti lancia un nuovo allarme: nel 2011 previsti 88 mila posti in meno”. Alleluia!
Pasquale Licciardello
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